Superati i primi 17′ di esplorazione aliena, scarna e mozzafiato della title track, il suono della puntina sul solco del vinile ci risveglia.
Ci sono molti album del genere, che rincorrono a vuoto glitch e ambient. Heijastuva è il vuoto.
Per metà del tempo, ø manipola il feedback della chitarra fino a ridurlo a languore. Il resto del disco catapulta in un universo parallelo in cui, terrorizzati da tanto spazio bianco e silenzioso, pesiamo riverberi e sospiri, credendoli pesantissimi ed inquietanti.
Da ascoltare solo di notte, solo in cuffia, soli.
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