Appunti Greatest Hits / Best Of

100 Best Of da riscoprire (4)

Quarta parte del nostro listone di 100 best of da consumare e conservare con gelosia. E con questa siamo a 40! (qui le puntate precedenti).

BluvertigoPop Tools (2001)

L’attitudine metafisica di Battiato, le dinamiche del glam camaleontico di Bowie, la gommosità lirica dei Depeche Mode e quella ben più prosaica dei Frankie Goes To Hollywood: in Italia, i Bluvertigo fecero una piccola rivoluzione. Troppo altezzosi perché la loro vera essenza fosse compresa (o comprensibile), hanno scritto cose conficcatesi splendidamente nella memoria collettiva (Altre F.D.V., La Crisi, Fuori Dal Tempo) e ci hanno lasciato tre album che però spesso finiscono per richiedere troppa pazienza. Quindi è praticamente ovvio che sia Pop Tools la scelta migliore e definitiva.

The ReplacementsDon’t You Know Who I Think I Was?: The Best Of The Replacements (2006)

Tantissimo genio e altrettanta sregolatezza: le venti tracce di Don’t You Know Who I Think I Was? rendono perfettamente l’idea di cosa siano stati i Replacements. Può capitare di accontentarsi della loro versione confusionaria, ubriacona e approssimativa; si può, probabilmente, pretendere molto di più. Ma la loro cialtroneria è un piccolo prezzo da pagare per avere brani splendenti come I Will DareUnsatisfiedKiss Me On The Bus, Bastards Of Young, Left Of The Dial, Alex ChiltonCan’t Hardly Wait e molti altri raccolti qui.

LunaBest Of Luna (2006)

I Luna sono l’incarnazione post Galaxie 500 di Dean Wareham. Negli anni ’90, nonostante il momento apparentemente propizio per il loro suono, non raccolsero nemmeno un briciolo del successo che avrebbero meritato. Questa compilation è uno strepitoso riassunto di quello che misero insieme prima di piantarla lì (ma non fermatevi a Best Of Luna, perché Penthouse – a.d. 1995 – è meraviglioso) e Il libretto, piccola grande gioia che chi frequenta Spotify non potrà provare, è zeppo di annotazioni dello stesso Wareham.

Elvis Presley30 #1 Hits (2001)

Questa è una di quelle raccolte che l’industria musicale volle a seguito di 1 dei Beatles. Ebbe per molti versi lo stesso effetto: re-introdusse il re del rock’n’roll ai millenials, anche grazie ad un remix tremendamente catchy di A Little Less Conversation. È ancora la fonte primaria alla quale tornare per ritrovare tutte le sfaccettature di Elvis, anche se il criterio di selezione lascia fuori Blue Suede Shoes e Viva Las Vegas. Un viaggio incredibile dalla rivoluzione alla modernità.

Kurtis BlowThe Best Of Kurtis Blow (1994)

A proposito di rivoluzioni: Kurtis Blow fu il primo rapper a firmare per una major, The Breaks fu il primo disco d’oro del genere, il suo album d’esordio è ancora una pietra fondante del hip-hop ed altrettanto strano pensare a come sia cambiato (per certi versi involuto) il rap da allora. The Best Of Kurtis Blow – tutto breakbeats,  campionamenti di gran classe e flow – serve a ricordare da dove tutto è iniziato e come è successo, cioè in mezzo a graffiti, asfalto bollente e idranti lasciati andare come fontane.

Simon & GarfunkelSimon & Garfunkel’s Greatest Hits (1972)

Ok, c’è forse poco da ‘riscoprire’ un greatest hits che di copie ne ha vendute quasi venti milioni (!). Il punto è che suona definitivo. Sta ancora lì come testamento e testimonianza di un’epoca (che probabilmente, nonostante tutto) ben più innocente, gentile e avventurosa di questa. Metterlo su vuol dire rimanere immediatamente attanagliati dalla nostalgia per qualcosa che non si è vissuto. E anche sbalorditi dalla perfezione formale, armonica ed emotiva di Simon & Garfunkel.

The JamAbout The Young Idea: The Very Best Of The Jam (2015)

Difficilissimo trovare un singolo poco ispirato dei Jam. La raccolta storica è Compact Snap!, arrivata un paio d’anni dopo il loro scioglimento (1984), ma scegliamo questa pubblicata in occasione del loro revival del 2015 (mostra celebrativa e documentario) perché più esaustiva. Quale che sia la vostra preferenza, avere a che fare con questi brani vuol dire farsi trascinare senza rimorsi in un vortice di bile, ballo e orgoglio brit profondamente intelligente.

The DoorsThe Best Of The Doors (1985)

Qui non si arretra di un millimetro: i Doors vanno dritti nel pantheon delle band più sopravvalutate della storia. Lo stesso trattamento va riservato a Jim Morrison, allucinato ubriacone più che sciamano psichedelico. Vuol dire che i Doors fanno schifo? No, solo che non sono tanto determinanti o fondamentali quanto la maggior parte delle persone sembrano ritenere. Di brani notevoli ne hanno scritti molti, ma affrontare i loro album richiede spesso uno sforzo tanto ammirevole quanto, infine, inutile. Va quindi benissimo un best of ed in particolare questo, pubblicato a metà anni ’80, definitivo.

Vinicio CaposselaL’Indispensabile (2003)

Dopo L’Indispensabile, di davvero indispensabile Vinicio Capossela se n’è uscito con Ovunque Proteggi, mantenendosi per il resto su livelli spesso ottimi ma non davvero (hem..) indispensabili. Questa antologia degli anni zero è impreziosita da una splendida cover di S’è Spento Il Sole di Adriano Celentano (unico inedito) ed è impressionante per come mette insieme folklore zingaro, suggestioni felliniane e almeno un paio di brani consegnati alla storia della musica italiana (Che Cossè L’Amor, … E Allora Mambo), senza nessuna retorica.

Bikini KillThe Singles (1998)

The Singles, prodotto da Joan Jett (ogni tanto anche alle chitarre ed alla voce), è costruito intorno agli unici tre singoli pubblicati dalle Bikini Kill: New Radio (1993), The Anti-Pleasure Dissertation e Rebel Girl (1995). Poco meno di 20′, uno sketch di punk rock profondamente femminista, a confronto del quale il movimento #metoo sembra una barzelletta.