Dischi

A Place To Bury Strangers – Worship

06-06-Discs-A-Place-to-Bury-Strangers-Worship-590x590Continuità.

Solitamente sinonimo di virtù, questa caratteristica può spesso assumere in musica un’accezione negativa se confusa con la stagnazione e la mancanza di idee. Al terzo lavoro sulla lunga distanza la creatura di Oliver Ackermann dimostra invece come si possa rimanere fedeli a sé stessi senza risultare ripetitivi o autocitazionisti.

Certo, Worship non si discosta particolarmente dai lavori che l’hanno preceduto, ma proprio in questo sta gran parte della sua forza. Le undici tracce che compongono il nuovo disco del trio newyorkese confermano la capacità di unire il dark dei primi Cure e dei Joy Division (Slide) e il rumorismo dei Sonic Youth più estremi (You Are The One). E allora, ancora una volta e come nel precedente Ep Onwards To The Wall, ascoltare gli A Place To Bury Strangers significa entrare in un tunnel buio e fuligginoso, perdersi nella claustrofobia di un sotteraneo industriale (Mind Control).

Quarantacinque minuti di terrore alla ricerca di un’uscita dal labirinto, in cui anche le pause inquietano (Worship) e il metallo stride minacciosamente sull’eco di passi lontani e di voci via via più incalzanti ed affannate (Fear).
A tratti l’esasperazione degli effetti verso il rumore è così forte da risultare quasi insopportabile (Why I Can’t Cry Anymore e Revenge) e anche quando i suoni sublimano da solidi in vapore (Dissolved), la stretta della tensione non si allenta.

E quando, quasi all’mprovviso, si fugge dall’incubo dopo una corsa a perdifiato (Leaving Tomorrow) e si torna alla luce, più forte della paura è la voglia di tornare nell’oscurità.

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