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AAVV – Come Together: Black America Sings Lennon & McCartney

come_together_black_america_lennon_mccartneyPresentata dalla Ace Records come «una celebrazione delle canzoni di John Lennon e Paul McCartney, e la prova del loro appeal sugli artisti neri americani», Come Together: Black America Sings Lennon & McCartney raccoglie ventiquattro composizioni dei Beatles rivisitate da nomi più o meno celebrati della black music, escludendo volontariamente le composizioni a firma George Harrison.

La forza di questa compilation sta proprio nel non voler puntare necessariamente, come altre (viene in mente Motown Sings The Beatles), sulle hit e sui grandi artisti. Invece, la Ace sceglie di affiancare, ad alcune già celebrate cover, moltissime composizioni non di primo piano.

E’ forse questo il vero momento in cui l’intento programmatico di Come Together si rivela al meglio: più che Otis Redding che rifà Day Tripper, Aretha Franklin alle prese con Let It Be, o ancora, Al Green che ricopre di memphis funk I Want To Hold Your Hand (tutte versioni da urlo, nemmeno a dirlo), le tracce che svelano davvero quanto i Beatles fossero penetrati nella cultura che loro stessi avevano ammirato, consumato e preso a modello, sono altre.

Ad esempio, i Black Heat che nel 1975 rifanno Drive My Car con un occhio al mercato delle discoteche (che cominciava a diventare tanto caro alla Atlantic Records); R.B. Greaves (originario della Guyana, una lunga gavetta in Inghilterra e poi il successo in USA) che sfrutta tutta la potenza della sezione di ottoni dei Muscle Shoals Studios su Paperback Writer; ancora, Lowell Fulson, consumato bluesman della west coast, che amplifica il groove di Why Don’t We Do It In The Road fino a renderlo incandescente. Non c’è una traccia che valga meno delle altre.

Little Richard, che qui fornisce una versione strepitosa di I Saw Her Standing There, era solito dire che i Beatles gli avessero «rubato tutto». C’è quel vecchio adagio secondo cui la differenza tra i Beatles e gli Stones stia “solo nel fatto che i primi fossero cresciuti con il r&b e gli altri con il blues di Chicago (con tutte le conseguenze che ne sono derivate).

Ecco, questo disco è la quadratura del cerchio, dove maestri e discepoli si incontrano, le influenze si rimpallano da una sponda all’altra dell’Atlantico, e Lennon e McCartney restituiscono sottoforma di popsong perfette tutto quanto appreso senza parsimonia dal rhythm & blues.

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