Dischi

AAVV – Con Due Deca

Conduedeca_cover-300x300Come direbbe Max Pezzali nel suo gergo giovanile: ma non me la menare!

La complation non s’ha da fare, s’ha da fare, eh ma sì ma gli 883, eh ma che sputtanamento, ma non si può, la credibilità indie, la tamarraggine di Repetto… Che palle. No, davvero: che palle. Non se ne può più.

Gli unici accigliati per un buon motivo sono stati i News For Lulu: vorrete mica fare un disco tributo indie agli 883 senza di noi che siamo di Pavia? No perché è lì che tutte le paranoie di Max sono nate, hanno preso vita e sono state tradotte in canzoni.

E infatti all’ultimo secondo utile sono stati inclusi, anche perché si sono rimboccati le maniche, hanno registrato la loro versione di Cumuli e realizzato un video in giro per la strada, tirando in mezzo gente (apparentemente) a caso e piazzandoci su dei sottotitoli ché vale la pena buttare un occhio solo per quelli.

Quindi, seghe da indie rockers a parte, Con Due Deca paga il giusto tributo agli 883. Vale la pena di ribadire: agli 883. Non a Max Pezzali in sé (sarebbe stato imperdonabile ripescare una qualunque delle sue canzoni da – hem – solista), ma a quello che gli 883 hanno rappresentato per i pischelli degli anni ’90.

Più che alla loro musica al loro concetto, due sfigati cronici con i sintetizzatori e le chitarrine, sparati fuori dalla provincia, piaciuti (molto) a quel volpone di Claudio Cecchetto e di lì diventati superstar. Dei due, uno poi con le tipe passava sempre per essere solo il miglior amico.

Quindi, alzi la mano chi non si è riconosciuto nelle storie degli 883.

Aprono I Cani con Con Un Deca – favola di frustrazione suburbana rivoltata in chiave synthwave – e si prosegue tra cascate di sintetizzatori notturni e trasognati a sottolineare la vena romantica di certe canzoni (Come Mai by Amor Fou, o Una Canzone d’Amore, recitata dai Casa Del Mirto con effetto comicamente boudoir); i Numero 6 fanno emergere un sorprendente lato cantautorale da Hanno Ucciso L’Uomo Ragno; in uno degli episodi più riusciti Colapesce ridipinge Gli Anni e riesce ad accentuarne la disperazione.

Maria Antonietta – nuova reginetta dell’indie d’Italia – canta sguaiata Weekend (e della centralità del bar come nonluogo di ritrovo della provincia italiana, vogliamo parlarne?), i Soviet Soviet rivestono di furore Il Grande Incubo, e Senza Averti Qui diventa una marchetta folk punk ad opera di Girless & The Orphan. Altrove prevale il ritmo sul sentimento: Nord Sud Ovest Est (gommosissima ad opera dei Carpacho!), Non Ci Spezziamo (Amari), La Regina Del Celebrità (Egokid) fanno la loro porca figura in veste indie danzereccia.

La morale? E’ che forse non è cambiato proprio nulla, da quando Max e Mauro cantavano ‘ste cose. Solo che con i social network è un po’ più facile sentirsi meno sfigati. Ma forse nemmeno.
Ne parleremo al solito bar di provincia in un sabato pomeriggio di sole, guardando passare le nostre amiche tutte in tiro – ma non per noi.



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