Dischi

AAVV – Counter Culture 1976

Se giustamente diffidate degli algoritmi, procuratevi questa compilation pubblicata da Rough Trade nel 2007 per celebrare i suoi primi trent’anni di vita.

Dentro Counter Culture 1976, come suggerisce il nome, c’è tutta roba rigorosamente datata 1976, sul modello della serie Counter Culture che Rough Trade (nel frattempo diventata anche etichetta discografica) avrebbe inaugurato solo più tardi – e che dura ancora oggi – per presentare ogni anno le sue preferenze.

Nel ’76 Geoff Travis aprì il suo primo negozio di dischi su Kensington Road e fu un annata meravigliosa. Il punk sarebbe esploso di lì a brevissimo, ma Saints (Stranded On My Own), Radio Birdman (Burned My Eye), Damned (New Rose) e – soprattutto – Ramones (Blitzkrieg Bop) erano già lì a costruirne le fondamenta, mentre Joe Strummer stava appena cacciando fuori la testa dal suo squat con i 101ers (Keys To Your Heart).

Allo stesso modo, Bootsy Collins (Stretchin’ Out (In A Rubber Band)) e Candi Staton (Young Hearts Run Free) stavano anticipando la disco che avrebbe presto dominato i dancefloor e alla festa si sarebbero presto aggiunti i Blondie, in quel momento ancora impegnati a tracciare le coordinate di un punto perfetto nel quale far incontrare la musica da ballo, il rock’n’roll ruvido e la pop music (X Offender) e a condividere il palco con Patti Smith, tanto affascinante quanto faticosa in Pissing In A River.

In Inghilterra molte comunità apparentemente lontane erano accomunate dall’amore per la musica caraibica (qui rappresentata dagli Upsetters di Lee ‘Scratch’ Perry, da Dennis Brown e Yabby You) e anche qualcuno nato proprio nella terra d’Albione vagheggiava di un ritorno verso la terra promessa (gli Aswad con Back To Africa).

Negli States i Flamin’ Groovies avevano appena pubblicato Shake Some Action, che qui è mal rappresentato da Teenage Confidential, gli Slickee Boys rivivevano i fasti dell‘acid rock (Psycho Daisies) e i Residents avevano già rotto le palle (Satisfaction); molto meglio Tom Waits (Step Right Up) o tornare dall’altra parte dell’Oceano con la Penguin Cafe Orchestra: il 1976 è l’anno del loro Music From The Penguin Cafe (qui: Hugebaby).

Insomma, riscoprendo questa Counter Culture 1976 per un’ora abbondante sembra quasi di poterlo (ri)vivere, il ’76, anche se non lo si è mai visto.