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AAVV – Fabriclive 100: Kode9 & Burial

La serie Fabriclive è arrivata alla cifra tonda ed è stato facile lasciarsi andare agli entusiasmi non appena annunciati i nomi scelti per celebrare la ricorrenza: nientemeno che Kode9 e Burial.

Sulla carta avrebbe potuto essere la quadratura del cerchio: vent’anni di avanguardia sonora a culminare nel mix operato dalle sapienti mani dei due sommi stregoni del nuovo millennio. Ma Fabriclive 100 è una grossa pernacchia a quanti attendevano (legittimamente) di trovarsi davanti alla Stele di Rosetta del dubstep, o qualcosa del genere.

La realtà è diversa: si tratta di un lavoro frammentario, che oscilla almeno tre/quattro volte tra sequenze di brani perfettamente amalgamati tra loro ed altre tenute insieme da inserti ambient, roba che vaga a velocità diverse e spesso schizofreniche.

Impossibile dire chi abbia messo le mani su cosa o se Burial e Kode9 abbiano lavorato insieme ad ogni singolo istante di questa ora e un quarto, fatto sta che il messaggio – a volerne trovare uno – è che il futuro del clubbing non è all under a roof raving, ma  ben più selvaggio. È in mezzo alla strada, tra quelli che il prezzo del biglietto non possono permetterselo o semplicemente non vogliono pagarlo, in un universo post-tutto dove r&b, footwork, deep house, elettropop, ritmi tribali, techno si fondono stranianti.

Le uniche costanti sembrano essere la volontà comune dei due producer di limitare al massimo la durata dei sample e nascondersi dietro dietro un canovaccio nero pece.

L’impossibilità di ricondurre Fabriclive 100 ad unità rende tutto estremamente affascinate ed altrettanto spiazzante: può essere un ascolto ancora più difficile di quanto Kode9 e Burial, nei rispettivi lavori, ci abbiano sinora abituato.