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Alanis Morissette – MTV Unplugged

MTV Unplugged è il vertice artistico Alanis Morissette, senza alcun dubbio.

In veste acustica e ripuliti da quell’orrenda produzione mainstream di metà anni ’90 (anche invecchiata decisamente male), i brani estratti dai suoi due enormi successi Jagged Little Pill (1995, premiatissimo anche ai Grammy Awards) e Supposed Former Infatuation Junkie (1998) risplendono finalmente di tutte le loro sfaccettature.

Insomma, MTV Unplugged trasuda senza compromessi l’essenza di Alanis. Solo qui sembra una degna erede di Carole King e solo qui sta la sua vera (straordinaria) voce: è sfacciata ed infinitamente dolce («is she perverted like me? Would she go down on you in a theater? Does she speak eloquently and would she have your baby?»), si piega in mille pezzi («that I would be fine even if I went bankrupt / that I would be good if I lost my hair and my youth»), carica di sarcasmo su un sorriso fragile («it’s meeting the man of my dreams and then meeting his beautiful wife»), a tratti è ferma e risoluta (Uninvited), può apparire infinitamente delusa (I Was Hoping) e persino pericolosa (la rilettura di King Of Pain dei Police).

Era il 1999 e da allora Alanis Morissette continuerà a vendere carrettate di dischi, diventerà parte stabile dell’establishment pop a stelle e strisce, ma sarà sempre più patinata ed artisticamente insignificante. Diventerà, insomma, tipo Una Mamma Per Amica.

Questo MTV Unplugged è anche l’ultimo album credibile della serie che MTV aveva inaugurato nel 1989 e che aveva davvero spiccato il volo con la performance di Eric Clapton del 1992 (tanto che molti ritengono erroneamente il primo MTV Unplugged, ma così non è e la lista di artisti che avevano sperimentato il format già a quel punto è quasi incredibile); un decennio più tardi, era abbondantemente arrivata all’esaurimento.