Brava, Anna Calvi da Londra.
È la sensazione del momento. Dopo un biennio di live prestigiosi, un singolo (Jezebel) e cover regalate al web, pubblica per la benemerita Domino Records, apre per gli Arctic Monkeys e per i Grinderman di Nick Cave (su esplicita richiesta di King Ink), si fa co-produrre da Rob Ellis, ospita Brian Eno (e si sente), suona chitarra e violino e impressiona per una voce sensuale ed espressiva. Musicalmente si sguazza con gusto e talento in atmosfere di languida penombra e decadenza con stile, che ben si sposando con i gorgheggi della Nostra.
Ma qual è la vera Anna Calvi? Quella torbida e conturbante come una Peggy Lee di No More Words? Quella epica e stentorea come una Patti Smith in Desire? Quella algida e meccanica come un David Bowie berlinese di Suzanne And I (datata 2009 una sua cover di Sound And Vision)? Quella lirica e commovente come un Jeff Buckley in The Devil? Quella sfarzosa e luccicante come la concittadina Florence Welch del singolo Blackout (in uscita il prossimo 21 marzo)? Quella determinata e dolce come una PJ Harvey in I’ll Be Your Man? Quella teatrale e oscura come una Siouxsie Sioux (o era Soap&Skin?) in Morning Light? Quella spaziosa e morriconiana della conclusiva Love Wont’ Be Leaving?
Insomma, versatile o indecisa, fenomeno unico o troppo simile ad altro di già sentito? In attesa di risposte il disco piace e si ascolta con la soddsfazione e il compiacimento di quando si è di fronte ad un talento vero.
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