Dischi

Björk – Post

Se Debut è l’approdo di Björk in un luogo fortemente idealizzato e voluto, Post è la vita in quel mondo scintillante, glamour e multiculturale.

Prodotto non solo da Nellee Hooper, ma da Björk stessa, da Howie B e Tricky (autore proprio quell’anno del meraviglioso Maxinquaye), alterna episodi che sembrano perfetti per un musical (It’s Oh So Quiet, You’ve Been Flirting Again) ad un suono sintetico molto meno ingenuo e derivativo del suo predecessore, senza tralasciare spunti di pura avanguardia (Cover Me).

L’incipit è affidato all’incedere industrial e la voce rabbiosa di Army Of Me, che lasciano posto all’apparente delicatezza di Hyper-ballad: nascosta da un irresistibile montare ritmico – proprio come un corpo che prende velocità nella caduta – è una storia di ossessione, di morbosa curiosità nei confronti della morte; poco dopo, Isobel è un vero e proprio viaggio concettuale da una foresta lussureggiante alla freddezza della città e You Been Flirting Again una riflessione estatica sull’interazione affettiva, con un finale aperto.

È la dimostrazione che per quanto il linguaggio di Björk sia mutuato dai suoni del momento, non rischia di scadere mai nel banale, nell’usa-e-getta: Post sta ancora qui ed è uno dei grandi album degli anni ’90 – alla pari di Blue Lines, Dummy, Mezzanine (o appunto Maxinquaye) – è figlio di un preciso momento storico/culturale ma suona assolutamente senza tempo.

Merito di un approccio in cui l’elettronica – da club o intimista – è solo (appunto) un mezzo espressivo, non il risultato. È questo il filo conduttore che unisce brani come Possibly Maybe (quasi folktronica), I Miss You (fiati e percussioni afro/cubane) ed Headphones (con la voce di Björk che si moltiplica e sovrappone su una base – di fatto – dub) a spunti che ad un primo ascolto sembrerebbero fuori contesto (It’s Oh So Quiet).

Dopo l’enorme successo di Post, Björk conoscerà gioie e dolori dell’olimpo delle superstar: troverà ulteriore linfa creativa, ma dovrà anche fare i conti con gli aspetti già inquietanti della popolarità.