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Black Rivers – Black Rivers

black_riversSenza alcuno scazzo, i Doves sono in stand-by a tempo indeterminato: Jimi Goodwin è uscito l’anno scorso con Odludek, Jez and Andy Williams hanno messo in piedi i Black Rivers e pubblicano oggi questo debutto eponimo dalla copertina marmorea.

Non hanno mai nascosto di non avere una particolare venerazione per l’analogico, di mettere sullo stesso piano l’old school del rock’n’roll con la techno, l’acid house, Madchester: 24 anni di militanza tra Sub Sub e (appunto) Doves lo dimostrano.

E Black Rivers – che è un disco prevalentemente di chitarre, da qualunque parte lo si guardi – riesce a fondere queste anime apparentemente non ben conciliabili in un affascinante mistone.

Al centro ci sono i 5′ ipnotici di Voyager 1, tessuta su chitarre jingle-jangle, ritmo krautrock e sintetizzatori puntati verso l’iperspazio; accelera, s’accende e conquista riverberandosi in una storia di lontananza fisica e spirituale – e dimostra che ancora oggi esiste da qualche parte la melodia fuori dalla banalità.

Ma i momenti alti sono molti: il folk moderno di The Forest, il misticismo ottimista di The Ship (costruito sui synth l’uno dentro l’altro come una matrioska), le suggestioni francesi e sintetiche di Harbour Lights che citano I Fori Del Male augurando buon viaggio; ma anche dove alzano il ritmo verso le anfetamine in nome dei vecchi tempi (Age Of Innocence) i fratelli Williams lavorano molto sull’ispirazione rimanendo fedeli alla loro visione.

Black Rivers tinteggiano una realtà alterata, profondamente radicata su elementi naturalistici tipici della tradizione folk anglosassone, resi adrenalinici pescando a piene mani dal contesto musicale di fine anni ’80, dell’Haçienda, e ancora più indietro verso i New Order: e alla fine pare di essere sulle montagne russe, ma senza alcuna paura di cadere da tanto compatto è il loro suono.

Sembra l’album che i Chemical Brothers – non a caso di Manchester anche loro – avrebbero composto (molti anni fa) se avessero preferito le chitarre ai beat (il tutto, ovviamente, senza alcun rimpianto).

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