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artwork: Blind Faith (1969)

«.. no, voglio un cavallo!». Ci può essere desiderio più innocente? Infatti fu questa la risposta dell’undicenne Mariora Goschen quando il fotografo Bob Seidemann le chiese se fosse interessata a posare per lo scatto di copertina dell’album dei Blind Faith in cambio di quaranta sterline.

La storia, in vero, è un poco più lunga.

Seidemann aveva incrociato la sorella maggiore di Maiora sulla metro, e a bruciapelo le aveva chiesto se fosse interessata a posare per la copertina del disco della nuova band di Eric Clapton.
Immaginiamo a questo punto, poco più in là nel tunnel della metro, la scritta Eric Clapton is God ancora molto in voga. Ad ogni modo, la ragazza (evidentemente non proprio ingenua) chiese se avrebbe dovuto spogliarsi. Fu organizzato un incontro con i genitori a Mayfair: una bella casa vittoriana, famiglia dell’alta società. Seidemann però iniziò a pensare che lei fosse troppo grande.. aveva bisogno, come racconta lui stesso, di  una ragazza il cui aspetto trasmettesse l’attimo dell’evoluzione da bambina a donna.

E ce l’aveva sotto gli occhi: la sorella minore della ragazza, presente tutto il tempo all’incontro e che sin dall’inizio strepitava «voglio farlo io! voglio farlo ioooo!». Dice Seidemann che quell’undicenne avesse l’aspetto di una venere di Botticelli, che fosse il ritratto dell’innocenza, che avesse un visino «che in un attimo solo avrebbe potuto far decollare centinaia di razzi spaziali» (…).

Alla fine Mariora, preadolescente dalla chioma rossissima (tanto che all’inizio si sparse la voce fosse la figlia di Ginger Baker), finì sulla copertina di quello che la storia ricorda come il primo e ultimo album del supergruppo di Eric Clapton, Steve Winwood, Ric Grech e – appunto – Ginger Baker, con un modellino di astronave tra le mani, i dentoni ben in vista e il seno nudo.

Il concept dietro la copertina è (quasi) semplice: «l’astronave è frutto dell’albero della conoscenza, la ragazza il frutto dell’albero della vita». Tutto torna.

La cosa però non era così chiara a tutti, dato che la Atlantic fu costretta a far sostituire l’artwork da uno decisamente meno problematico: uno scatto della band durante le prove, a casa di Clapton.

Certi distributori negli States non ci vedevano affatto «un’immagine che simbolizzasse i traguardi della creatività dell’uomo, espressa nella tecnologia, portati come una spora nell’universo nelle mani dell’innocenza, di una ragazza giovane come la Giulietta di Shakespeare», quanto piuttosto una minorenne, nuda, che stringeva tra le mani un oggetto di forma fallica.

Al momento di spogliarsi, però, Mariora Goschen non pensava assolutamente allo scandalo che si sarebbe consumato, e non poteva essere altrimenti: «a mala pena notavo mi stesse crescendo il seno. Però, adesso, quando incontro persone che mi dicono cosa si mettevano a fare davanti a quella foto…».

Bob Seidemann chiamò l’immagine blind faith, e Clapton battezzò così il gruppo stesso, e l’album. Blind Faith è il primo disco della storia che non riporta il nome della band sulla copertina, e arrivò in cima alle classifiche in USA e Inghilterra.

Nonostante questo, comunque, Mariora non ebbe mai il suo cavallo.

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