Dischi

Blood Orange – Freetown Sound

blood_orange_freetown_soundTra momenti spoken, rumori ambientali, tracce interrotte e quant’altro, Freetown Sound pare un mixtape.

E’ un ascolto tanto orecchiabile quanto scivoloso, in cui è molto facile smarrirsi, distrarsi, perdere le tracce del cammino; poi però tutto torna, perché questo album è volutamente tenuto insieme da un preciso senso di familiarità (anche testuale: Freetown è la capitale della Sierra Leone, terra che ha dato i natali al padre di Devonté Hynes).

Blood Orange ha certamente voluto creare un’opera politica («my album is for everyone told they’re not BLACK enough, too BLACK, too QUEER, not QUEER the right way, the underappreciated, it’s a CLAPBACK»), ed è quello che in effetti traspare dai testi, ma la produzione homemade – il contesto – prende inevitabilmente il sopravvento; diversamente da Cupid DeluxeFreetown Sound non vive di alcun decadente luccichio, quanto piuttosto di un calore che avvolge e riverbera.

E’ pieno di soul, in tutti i sensi, zeppo di hooks, roba miracolosa di questi tempi, e – inutile nasconderlo – posseduto dal fantasma di Prince; Blood Orange in questo preciso incrocio spazio/temporale si pone come un artista la cui facilità nasconde un universo complesso, una profondità in grado di spaziare dal personale all’universale come pochissimi altri.