Appunti

My Bloody Valentine live @ Estragon (BO), 27/05/13

Forse il punto è che se uno non è mai stato ad un live dei My Bloody Valentine non potrà mai capire.
Non è retorica: è che anche a (credere di) essere preparati, a (credere di) sapere cosa succederà, si rimane comunque spiazzati.
Aggrediti, assaliti dal suono per un’ora e mezzo.
E’ una sensazione fisica, personalissima, probabilmente intrasmissibile.
E’ qualcosa che forse assomiglia molto al sentire per la prima volta il proprio corpo immerso nell’acqua: non lo ricordiamo, ma dev’essere stato parecchio strano allora.
Ecco: immersi nel suono, nel rumore, il corpo viene scosso, mosso, turbato tanto e tanto a lungo che quasi a chiudere gli occhi se ne riescono a contare le molecole.

Paolo

Difficile essere sorpresi quando sai cosa aspettarti. E i My Bloody Valentine visti a Bologna confermano le attese.
Il concerto, come previsto, è un’esperienza fisica ad ogni livello. Ciò che normalmente giunge alle orecchie, qui raggiunge, anche a distanza, il corpo. Onde e vibrazioni si avvertono chiare a fondo sala e, in sintonia con le immagini di accompagnamento, immergono in un’atmosfera amniotica. In 90 minuti senza pause, solo musica e poche parole.
Shields è soci mostrano un certo distacco dal pubblico ma anche un evidente piacere di esserci e suonare.
Fra gli spettatori, curiosità , devozione e una saltuaria insofferenza ai decibel (120 raggiunti a 30 metri dal palco durante una holocaust section a ben vedere magnanima nei suoi 10 minuti scarsi).
Si è salvato anche l’impianto, frequentemente assistito da poderose sventagliate di cartone refrigerante.
Una nota di merito per la tastierista che, relegata in un angolo, dietro gli amplificatori, perde in visibilità ma guadagna in timpani.

– Nd –

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