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Boards Of Canada – Tomorrow’s Harvest

boards_of_canada_tomorrows_harvestIl ritorno sulle scene dei Boards Of Canada si apre con un frammento sonoro che porta alla mente un documentario, o l’edizione speciale di un telegiornale: è solo un attimo, prima di essere avvolti dalla dolce lentezza inquietante di Gemini.

Ma è in qualche modo significativo, perché aleggia un mistero irrisolto e pesante su questo Tomorrow’s Harvest (e sulla sua lunghissima campagna promozionale, ovviamente spiazzante): è un’opera che descrive l’alba confusa della rovina, o piuttosto che lancia un messaggio di quiete e speranza per i tempi a venire?

Non è mai facile interpretare minuti affidati solo al suono, non è mai facile ed univoca la direzione in cui i BoC spingono a guardare.

Il landscape sonoro di Tomorrow’s Harvest, dopo molti ascolti, sembra andare indietro direttamente al capolavoro Geogaddi: l’elemento naturalistico è preponderante, ma più che dissezionare, scomporre e cercare delle costanti, qui i BoC si sollevano, volano.

Questo album è come una ripresa infinita del mondo e della piega che ha preso, filtrata attraverso beat schiacciati, familiari eppure scomodi, aperture che mandano in fiamme il paesaggio e dettagli (sì, sempre dettagli, maledettamente infiniti) che non basterebbero i cinque sensi (e qualcuno di più) a coglierli.

I Boards Of Canada sono custodi di un segreto che capiremo (forse) tra molto, moltissimo tempo. Fosse anche solo quello del linguaggio. Ora non resta che abbandonarsi.

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