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Bob Dylan – The Best Of The Cutting Edge 1965-1966

dylan_best_cutting_edgeSiamo tutti attratti come falene dalla possibilità di scoprire cosa si nasconde dietro le quinte della storia, ancora di più se si tratta di momenti ai quali il tempo ha conferito un alone di assolutezza.

Magari poi si rivelerebbero fuffa o propaganda (pensate ad esempio alla vicenda narrata nel film Flags Of Our Fathers), ma nostro istinto ne uscirebbe comunque appagato.

In musica da anni ormai è un tripudio di deluxe edition zeppe di outtakes, demo e rarità varie che però raramente centrano il punto.

Molto meglio quando ci si accorge che interi album potevano essere radicamente diversi da come poi ci sono stati consegnati (è il caso di The Promise, il Darkness On The Edge Of Town alternativo, o Let It Be… Naked) o quando – con una sorta di archeologia – si riesce a ricostruire il processo creativo di un artista (certo, sul presupposto che questo artista sia effettivo motivo d’interesse; per tornare al già citato Let It Be… Naked: ne esiste una versione doppia il cui secondo disco, non a caso intitolato Fly On The Wall, è un collage di voci di studio, bozzetti, canzoni accennate e dialoghi che trasmettono la sensazione di essere lì con i Beatles, a sentire quell’album prendere forma).

Ecco, da questo punto di vista il dodicesimo volume delle Bootleg Series di Dylan è una goduria immensa, perchè passa al microscopio il suo periodo migliore, quello che attraversa Bringing It All Back Home, Highway 61 Revisited (1965) e si conclude con Blonde On Blonde (1966 – o meglio, si conclude con il famigerato incidente in moto che ne provoca il ritiro dalle scene per anni). Un biennio artistico la cui qualità ed il cui impatto hanno una enorme valenza sociale e culturale.

Si può scegliere tra una folle Collector’s Edition da diciotto dischi, una più contenuta (ma comunque notevole) Deluxe Edition da sei (dei quali uno interamente dedicato al work in progress di Like A Rolling Stone!) e questo The Best Of The Cutting Edge, che mette insieme l’indispensabile.

Bob Dylan è qui colto nel bel mezzo del processo creativo, della creazione dell’avanguardia (cutting edge, appunto): applicare l’inedito peso delle sue parole all’effervescenza del rock’n’roll.

È la nascita di un nuovo stile comunicativo: quello che avrebbe attirato i fischi e le grida di disapprovazione dei puristi folk, ma che avrebbe cambiato per sempre il volto della musica popolare, liberandola da una scontata vacuità.

Questo The Best Of The Cutting Edge è la sintesi della ricerca della formula migliore, dello sviluppo delle idee, delle improvvisazione, dello sconvolgimento perenne dei testi, degli scambi di battute tra artista e produttore (Bob Johnston soprattutto).

E così Desolation Row può durare appena un paio di minuti spesi tra armonica e pianoforte, o apparire in tutta la sua definitiva lunghezza, ma con un basso esuberante al posto della chitarra che poi svolazzerà su Highway 61 Revisited; impressionante l’evoluzione di Like A Rolling Stone da imperfetto bozzetto di solenne folk-rock alla sua versione pressoché finale; Visions Of Johanna e Leopard-Skin Pill-Box Hat (quest’ultima con tanto di effetti e rumori vari) hanno qui la forma di vere e proprie epifanie anfetaminiche; From A Buick 6 è solo un frammento chiamato Lunatic Princess; dove One Of Us Must Know (Sooner Or Later) e I Want You paiono nate già come le abbiamo sempre conosciute, Stuck Inside Of Mobile With The Memphis Blues Again e Just Like A Woman lo sono quasi, a dimostrazione che Blonde On Blonde è un album molto meno ragionato di quanto possa sembrare; ci sono anche il famoso tentativo di registrare Farewell Angelina, poi donata a Joan Baez, e If You Gotta Go, Go Now – strepitosa – che per qualche ragione finì pubblicata come singolo solo in Olanda nel 1967, quando Dylan l’aveva in realtà già lasciata ai Manfred Mann (a proposito: sul finale, verso i 2’20” pare proprio citare A Hard Day’s Night).

Entrare nello spirito del Dylan del biennio 1965-66 è imprescindibile per esplorare i cambiamenti sociali e politici della seconda metà del novecento (ovvero: per sapere come siamo finiti qui, ora); The Best Of The Cutting Edge scava a fondo ed è probabilmente la più divertente lezione di storia in cui potreste mai imbattervi, nonché una delle più significative.

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