Preceduto dal singolo Cirrus, che certamente troveremo a breve – come molte altre composizioni del producer inglese in passato – in pubblicità, film, ecc.., The North Borders è il quinto disco di Bonobo.
Ed è un meraviglioso relitto di dieci anni addietro.
Nel senso che Simon Green è stato uno dei primi a creare (e poi cavalcare) l’onda chillout / downtempo all’alba degli anni zero, e ora che il suono contemporaneo è tutt’altro lui imperterrito quasi se ne frega, con gran classe, molti ospiti, un immaginario etereo e beat spiaccicati.
Quindi sì, The North Borders – nonostante il titolo evochi scenari algidi – sta bene dove sta, cioè a bordo piscina al tramonto, al rallentatore, e si fa anche ben notare tra un cocktail e l’altro.
Poco meno di un’ora di beat scricchiolanti, voci che si sovrappongono (tra cui quelle della regina Erykah Badu, in Heaven For The Sinners, e Grey Reverend su First Fires – due hightligh), ammiccamenti al dubstep (Emkay, Towers, Antenna), richiami lounge piacevolmente retrodatati (Jets).
Un’atmosfera sempre rilassata (ma mai sballata), in cui il buio non prevale mai sulla luce.
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