Viene pubblicato oggi George Fest, un tributo alla vita e alla musica di George Harrison (solo o con i Beatles) registrato dal vivo al Fonda Theatre di Los Angeles nel settembre 2014 e i cui proventi verranno destinati in beneficenza, al Jameson Neighborhood Fund.
Il cast è strepitoso (Flaming Lips, Brian Wilson, Conan O’Brien, Black Rebel Motorcycle Club, tra gli altri): questa è la performance di Britt Daniel (Spoon) alle prese con I Me Mine.
Si tratta, a tutti gli effetti, dell’ultima canzone mai registrata dai Beatles (gennaio 1970), peraltro senza John Lennon che in quel periodo si trovava in Danimarca per una vacanza con Yoko; un caso, ma quando Harrison la portò al gruppo fu proprio John a criticarla aspramente, ritenendo questo brano buono al massimo come musichetta per una pubblicità (disse proprio così).
Harrison s’impose («non m’importa se non la volete, si chiama I Me Mine ed è un valzer heavy») anche perché – come spiegherà anni dopo nella sua autobiografia (intitolata proprio I Me Mine) – questa canzone parla di un argomento a lui molto caro: la scoperta ed il rapporto con il proprio ego (facilitato da ampie dosi di LSD).
Comunque, la versione che tutti conosciamo (su Let It Be) è più che altro il frutto del lavoro di Phil Spector: non solo le orchestrazioni (poi pulite in Let It Be… Naked), ma proprio la struttura della canzone, che fu rimaneggiata rispetto all’originale frammento sonoro di appena un minuto e mezzo.
Al momento delle registrazioni, per poca voglia dato il clima pesante o semplicemente scesa la botta di LSD, anche George Harrison dovette arrendersi all’idea che il gruppo l’avrebbe trattata come un semplice riempitivo senza più importanza: i Beatles non esistevano più.
La musica, quella immortale, viene celebrata ancora una volta oggi; qui sotto il trailer di George Fest:
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