Appunti

Bruce Springsteen si racconta

Il motivo per cui si fa un gran parlare di Bruce Springsteen nelle ultime settimane è che Boss ha scritto un’autobiografia – Born To Run, appena pubblicata in tutto il mondo (in Italia da Mondadori) – che arriva insieme a Chapter And Verse: un pugnetto di diciotto canzoni che idealmente dovrebbero accompagnarne la lettura (immaginiamo: in loop per  un milione di volte, dato che il libro conta 536 pagine). Operazione non inedita: Elvis Costello aveva fatto lo stesso con Unfaithful Music And Disappearing Ink.

Va chiarito che Chapter And Verse pare un acquisto del tutto inutile per chiunque non sia un fan di Springsteen all’ultimo stadio: i cinque inediti non valgono granché (registrazioni dei primissimi passi del Boss, accreditate a Castiles, Steel Mill e The Bruce Springsteen Band, qualità audio trascurabile) e il resto è stranoto (e straconsumato e – diciamolo – messo lì non si capisce con quale criterio).

L’autobiografia promette invece molto bene (nonostante il titolo scontatissimo), almeno stando a quanto mostrato da Springsteen stesso nel corso dei più recenti appuntamenti promozionali.

Iniziamo con il Late Show With Stephen Colbert: chi lo vedesse qui per la prima volta lontano dal palco (o dall’euforia naturale del suo ambiente) non potrebbe fare a meno di notare che in fondo – con quell’accento, gli occhi sottili, il vestire un po’ cafone e la risata (diciamolo) da svitato – Bruce pare un qualsiasi italoamericano del New Jersey, probabilmente reduce dal Vietnam.

L’intervista è interessante, in fondo, perché forse qui Springsteen mostra (nel parlare, nel cercare di ricordare) un’età che solitamente non gli si attribuisce: forse non i suoi 67 anni anagrafici, ma insomma..
Al di là di questo, sceglie le sue cinque canzoni preferite dal repertorio, svela il segreto dietro le performance lunghissime della sua E-Street Band e racconta la genesi di Born To Run: è iniziato tutto poco dopo la straordinaria performance al Super Bowl del 2009.

Qualche giorno prima aveva svelato alcune di queste cose alla CBS, svelando qualcosa della sua infanzia: da vittima del bullismo (come molti, purtroppo), alla scoperta della musica come sollievo e cura, l’ottimismo della madre e l’amore freddo del padre. Ma è come se cercasse di sminuire tutto quanto, in più di un passaggio ammette che si tratta di storie piuttosto comuni.

E se Rolling Stone ha già messo in fila 10 rivelazioni fondamentali tratte da Born To Run (tra queste: la malattia mentale del padre e i suoi ultimi, difficilissimi anni; il rapporto con la E-Street Band: dai tentativi su Nebraska, ai soldi, alla reunion; la depressione e il fisico che ogni tanto ha tradito), probabilmente l’intervista più interessante è questa lunga chiacchierata per Apple Music via Facebook: non solo perché viene fuori il suo apprezzamento per Green Day, U2 e Kanye West, ma anche perché (non trattandosi di puro intrattenimento) è l’occasione migliore per sentire parte della storia direttamente dalla viva voce di Bruce, fragilità ed insicurezze comprese.
Ah: esattamente come Brian Wilson non surfava, viene fuori che il Boss non ha mai guidato granché.