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Burial – Kindred

burial-kindredKindred è un viaggio di undici minuti che dopo quattro si azzera, si annulla, si squaglia come il terreno sotto i piedi. E pare di sentire queste voci celestiali innalzarsi direttamente dal suono della cenere, del carbone che arde, di qualcosa che cola via incandescente trascinando con sé ogni cosa e ogni creatura.

Burial, che non mostra per ora il minimo interesse a dare un seguito vero e propio a Untrue, arriva ormai ogni anno con un paio di produzioni da sole in grado di innovare un genere intero, il dubstep.

Roba che nemmeno i sodali della Hyperdub riescono a stargli dietro.

C’è chi è troppo sbilanciato verso il dancefloor, c’è chi porta con se troppo buio. La sua formula, invece, è un’alchimia perfetta e, nonostante le apparenze, il risultato non è mai uguale a se stesso.

E là dove la title track è una lotta infinita tra divinità pagane, Loner è il suono di un dancefloor pieno di fantasmi, o di vivi inconsapevoli di essere una mera proiezione del qui e dell’ora. Burial ambienta il tutto in un club sotterraneo, fumoso, illegale, residuale, con il pavimento cosparso di benzina e pezzi di vetro, lasciando liberi gli spiriti di riemergere verso l’aria, verso la luce, solo in coda (e c’è forse un messaggio di speranza? when you’re alone… hold on / when you’re really cold…. hold on sembrano dire gli spiriti).

E poi, senza apparente soluzione di continuità, altri undici minuti che sono un funerale accelerato e deflagrato. Ashtray Wasp ha una struttura di quelle che non ha nemmeno un senso cercare di seguire pezzo per pezzo: infinite volta inchioda, sbuffa, riparte, galleggia, campiona. Usa loop house e il suono di insetti agonizzanti tra le fiamme. Bambini alla recita dell’asilo e carillon, fotografie gettate sui carboni ardenti e il suono dei giunchi trafitti dal vento. Vita e morte. Questo ep riesce ad essere la summa di tutto quello che Burial è stato e può essere ancora.

 

1 comment on “Burial – Kindred

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