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The Charlatans – Modern Nature

The-Charlatans-Modern-NatureA sentire Tim Burgess, non c’è affatto da stupirsi di quello che è successo ai suoi Charlatans nel corso degli anni; si tratta di cose che accadono a tutti: accade di perdere un amico – nel tempo, accade di perderne anche due.

Nello specifico, il tastierista Tim Booth a metà anni ’90 e nel 2013 il batterista Jon Brookes: entrambi facevano parte del nucleo originario della band, quello messo insieme da Martin Blunt nel lontano 1988.

Modern Nature dunque non dev’essere bollato come roba da sopravvissuti.

Ma è innegabile: suona come una rinascita artistica, si tratta dell’album più convincente dei Charlatans da tempo immemore. Osa, non guarda indietro nostalgico (né a Madchester, né agli anni ’90 del britpop), vive di un affascinante minimalismo che suona molto contemporaneo.

Sì forse i due singoli estratti sinora – Talking In Tones (quasi uno spoken su un tappeto elettronirico) e So Oh (sospesa tra il relax e il basso pulsante) – un po’ ingannano, d’altra parte siamo pur sempre di fronte ad un album il cui titolo è ispirato ai diari di Darek Jarman, conosciuto da Burgess attraverso gli Smiths ed i Pet Shop Boys e quindi la realtà è sempre più complessa di quello che appare.

Ma in vero Modern Nature mantiene sempre un suono ben asciutto e compatto, non svisa mai, non torna su certi vagheggi psych del passato (neppure quando il minutaggio sembrerebbe suggerirlo: Let The Good Times Be Never Ending), non sboccia mail nel gospel, piuttosto lo suggerisce (Come Home Baby), né si lascia mai andare al ritornello facile, ma lo accenna soltanto (magari tingendolo di blues come in In The Tall Grass o evocando echi degli Stone Roses Emilie o Lean In); preferisce, questo sì, mischiarsi di elettronica e chiudere come aveva iniziato (ma con meno efficacia).

Insomma ne esce una versione frammentaria e postmoderna dei Charlatans che conoscevamo: un ottimo antidoto alla ripetizione di sé.

2 comments on “The Charlatans – Modern Nature

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