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Cheatahs – Cheatahs

cheatahs_albumOgni anno da qualche anno c’è almeno un album che riporta in auge lo shoegaze: nulla di trascendentale magari, ma un ottimo ascolto per orecchie ancora legate a quel glorioso frastuono anni ’90 e una grande scusa per tornare sempre là, ripescare roba di gioventù.

C’è in giro – sempre nel filone shoegaze post anni zero – un mucchio di porcheria, come se quello fosse un suono facile da replicare invece no, non lo è affatto: produrre una pacchianata è un attimo.

Nel 2014 è toccato soprattutto ai Cheatahs – basati a Londra ma per 3/4 non inglesi – tenere ben viva quella fiamma.

Questo loro eponimo debutto per la Wichita Recordings è un dolce soffocare dilaniati da chitarre che producono raramente melodie subito riconoscibili (The Swan è una di quelle, ed è fantastica), piuttosto che entrano in circolo piano piano – meglio ancora se a volume indecoroso: è così che dovrebbe essere ascoltato questo Cheatahs, per spalancare mondi di sfaccettature e riverberi (Mission Creep) o di aggressività quasi punk (ma sballatissima: Get Tight, Kenworth).

I ragazzi sanno mischiare bene le carte, non c’è dubbio, e nel loro guardare indietro sono riusciti a produrre un album perfetto per sfogare quell’inquietudine (e quella voglia di rumore) che prende allo stomaco ogni volta che capita di ascoltare quello che c’è in giro oggigiorno.

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