Sembra ieri che i Cheatahs si sono affacciati al mondo, ma dal debutto a questo Myhtologies è passato poco più di un anno e comunque, nel mezzo, gli ep Sunne e 紫 (Murasaki).
Non cedere all’immobilità si è rivelata stata una scelta ottima: quei passi intermedi portano esattamente a questo disco e rivestono questo ultimo biennio di una invidiabile coerenza.
Ovviamente non s’intende in termini quantitativi, ma evolutivi: il miglior pregio di Mythologies è quello di sollevare il suono concretissimo dei Cheatahs e renderlo etereo senza sminuirne l’impatto.
I segnali c’erano tutti già in Signs To Lorelei e 紫, gli episodi già noti prima della pubblicazione dell’album: questo quartetto si muove rapido in una direzione molto più sognante di quanto si potesse immaginare all’inizio dell’avventura.
Mythologies è colore, movimento, alterazione delle percezioni e sì, sempre e comunque, una valanga di volume: è adrenalinica contemplazione di un calderone in cui chitarre distorte e sintetizzatori (trattati allo stesso modo) creano strutture sonore fluttuanti.
I Cheatahs di oggi si muovono tra l’ipnosi salmodiante di Mysteci, le brutalità quasi integralmente strumentali di Colorado e Su-pra (che in qualche modo finiscono per richiamare alla mente i panorami dipinti dagli M83 in Dead Cities, Red Seas & Lost Ghosts) e brani assolutamente catchy come Seven Sisters, le già citate Signs To Lorelei e 紫, Channel View, Freak Waves.
Questa credibilissima sperimentazione potrebbe assicurare loro un futuro radioso; ma già ora, grazie a Mythologies, i Cheatahs hanno pochissimi eguali.
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