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Childish Gambino – “Awaken My Love!”

Appena ascoltato “Awaken My Love!”, alle quattro del mattino Questlove – eccitatissimo e sconvolto – ha svegliato D’Angelo annunciandogli tutto il proprio entusiasmo per questo «colpo basso» ad opera di Childish Gambino (true story).

Non sappiamo come l’abbia presa D’Angelo, ma di certo “Awaken My Love!” al primo ascolto lascia parecchio spiazzati; va ricordato che Donald Glover è uomo dagli indiscussi e multiformi talenti – attore, scrittore, commediografo arcinoto negli States e dal 2011 anche rapper, appena incluso nella lista delle 100 persone più influenti del mondo da Times – però nessuno si aspettava che avesse nelle sue corde una roba del genere.

Perdonerete l’approssimazione, ma questo album è un sacco di cose insieme, tanto che per descriverlo al meglio un metro di paragone possibile – per quanto elevatissimo – è probabilmente Prince: per l’estro, per la facilità con cui fagocita i generi e le influenze e per come le sputa fuori in questa specie di pianeta negro al neon blu, per la personalità eclettica e la sensualità sempre latente.

Musicalmente “Awaken My Love!” naviga sulla stessa rotta di D’Angelo, ma mentre il fascino del suo ultimo –  strepitoso – Black Messiah stava nel sapore rude e vintage, all’esatto opposto qui Childish Gambino prende il funk, il soul, cent’anni di r&b e li butta verso una qualche galassia lontana ed inesplorata.

L’approccio della sua live band è ovattato e futurista, di volta in volta pare di ritrovarsi nelle atmosfere private di un piccolo e fumoso locale jazz (Baby Boy, Stand Tall), in mezzo ad una rissa (Riot) o a bordo piscina ad un party assai hipster (California e soprattutto Redbone, incredibile), comunque non su questo pianeta.

Il motivo va ricercato nella produzione scintillante (sembra di sentire ogni nota, ogni sussurro, sussulto, ad altissima risoluzione), nell’ampio registro vocale di Childish Gambino (dal falsetto a toni molto più oscuri, all’uso del vocoder), negli echi, nel fatto che persino le chitarre – che pescano a fondo tanto da Hendrix quanto da Sly & The Family Stone e Funkadelic  – paiono fluttuare nel vuoto.

Glover non ha mai nascosto il suo amore per Maggot Brain, capolavoro (appunto) dei Funkadelic e apice del talento chitarristico di Eddie Hazel; per quanto potrà sembrare incredibile anche a lui, con “Awaken My Love!” è riuscito non solo ad aggiornare il suono di quell’album, ma a proiettarlo in un futuro remoto.