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Cut/Copy – Zonoscope

CC-ZONOSCOPE-COV-02-300x300Il terzo album dei Cut/Copy, Zonoscope (in uscita per la Modular), oltre essere un buon album elettropop con un ottimo artwork, solleva un paio di domande.

Anzitutto quale sia la musica del nuovo millennio, se continuiamo a riprendere, citare, rimodellare suoni già sentiti, già di moda, già passati, magari già mal digeriti. In questo caso gli anni ’80. Poi, sugli ’80 nello specifico, sicuro che sia stato un decennio perso, da un certo punto di vista, con un sacco di musica orrenda prodotta da quei sintetizzatori vuoti e quelle chiome new romantic? Perché a sentire i Cut/Copy, che dal synth pop pescano a piene mani, proprio no (ma per sicurezza, ho messo su The Singles 81 > 85 dei Depeche Mode, e ancora mi repelle – quasi – del tutto). Sarebbe anche da interrogarsi perché certi suoni smaccatamente eighties, rifatti ora, facciano la loro bella figura. Sarà un discorso di produzione, o sarà che a forza di tentare si migliora.

Ma andando sulla via delle certezze, i Cut/Copy hanno probabilmente dato alle stampe il loro miglior album, per quanto citazionista. Sfido a stare fermi su Take Me Over, che sta lì da qualche parte tra i conterranei Men At Work e Holiday di Madonna e che è, semplicemente, una popsong deliziosa. Il viaggio di Zonoscope, però non è mai particolarmente audace di per sé, anche se certamente prende spunto dalle sperimentazioni di Eno e Talking Heads, dal modo in cui la new wave si sapeva spingere in là. Dove i Cut/Copy si lasciano andare, finalmente, il risultato è ottimo; certo, aspettano i 15′ minuti finali per farlo (Sun God), ma nel frattempo arrivare fin lì è stato un divertimento.

Tornando alle domande post-ascolto, definire quale sound identifichi il nuovo millennio è difficile. Vengono in mente certi episodi: le mutazioni dei Radiohead, il catastrofismo dei Fuck Buttons. E così, mentre ci si sforza per diletto, arriva un album come Zonoscope e fa sembrare gli anni duemila un eterno remix.

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