Appunti

David Bowie Is

 

Mancano ancora pochi giorni e poi David Bowie Is lascerà MamBo di Bologna e l’Italia in direzione Tokyo; affrettatevi, quindi, perché avete fino al 13 novembre prossimo (ed è davvero vicinissimo).

Siamo stati lì qualche settimana fa e ci torneremmo anche in ginocchio: per dire, questa mostra merita la stessa affluenza di Expo (finalmente vedremmo la gente buttarsi a pesce su una cosa sensata, capita sempre più di rado).

Dato il poco tempo a disposizione (nel senso: leggeteci, ma dovete leggerci in fretta perché… lo abbiamo già detto che il 13 novembre è dietro l’angolo?) abbiamo cercato di sintetizzare qui le ragioni per cui fareste meglio – ovunque voi siate ora – a muovere il culo:

  1. David Bowie: pare scontato, ma va inteso nel senso che questa mostra – oltre far strabuzzare gli occhi e battere i cuori dei fan – potrebbe rivelarsi particolarmente efficace su chi Bowie e certa musica non se l’è mai filata o non la conosce; l’universo artistico che David Bowie Is presenta è il paradigma di quello che non potrà mai più essere (in questo campo non ci sarà mai più nulla di paragonabile a quanto prodotto dalla generazione post secondo conflitto mondiale: la società si sta atrofizzando e non esistono le condizioni), quindi è un patrimonio per i giovanissimi e una grande lezione per  tutti quelli convinti che musica sia ciò che passa in radio;
  2. (a questo proposito) il coraggio: fan o meno, uscirete da lì con la difficilissma convinzione che non valga la pena di vivere alcuna vita se non la propria, fino in fondo, senza darne conto a nessuno;
  3. il cucchiaino da cocaina di David: sì, c’è anche quello, è bellissimo e purtroppo non ne vendono una replica ai souvenir;
  4. le audioguide: più che altro una sonorizzazione, roba avveniristica targata Senneiser, senza bisogno di premere nulla che non sia (eventualmente) il volume; effetto silent disco straniante ma inedito;
  5. il prestigio: questo argomento lo introduciamo apposta per tutti quelli che vanno da qualche parte per dire di esserci stati, perché è/fa figo, ci sono tutti. Insomma: quelli che vanno ai concerti ma si mettono a chiacchierare come fossero sul divano di casa, o che affollano mostre e gallerie in tutt’Italia senza sapere bene nemmeno loro perché, o la cui esterofilia è così spinta che si precipiteranno immediatamente a Bologna perché non s’erano accorti che David Bowie Is  è partita dal Victoria And Albert Museum di Londra e gira il mondo ormai da qualche anno;
  6. Bologna: non ci si perde nemmeno un bambino, lo diceva Lucio. Ecco, potreste andare a dare un’occhiata alla sua città, gli farebbe piacere, d’altronde è bellissima. Mangiare in osteria, godervi i portici, piazze e giardini. Quello che oggi si chiama turismo culturale, no? E magari partirete con l’idea di passare a salutare anche lui, Lucio, ma vi accorgerete che è ovunque.

Unico lato negativo: carissimi amici del Mambo (ma effettivamente non vale solo per voi), ci vuole così tanto a prevedere degli ingressi scaglionati?
Non nel senso di fermare all’ingresso dell’esposizione chi ha già acquistato un biglietto (magari già dopo una notevole coda), in attesa che la mostra di decongestioni: nel senso di vendere biglietti ad hoc per determinate fasce orarie (chi è stato ultimamente alla Saatchi Gallery di Londra per Exhibitionism sa perfettamente di cosa stiamo parlando).
Questo metodo avrebbe almeno un paio di  indubbi vantaggi: permettere ai visitatori di godersi il tutto senza troppo affollamento e conoscere con maggiore certezza le tempistiche di ingresso.

Per il resto, tutte le info qui.