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Dr. John – Locked Down

locked-down-dr-john-950x950Maggio 2012, e chi l’avrebbe mai immaginato di ritrovarsi qui – oggi – a scrivere di un disco di Dr. John?

E probabilmente vale subito la pena confessare il segreto di pulcinella, ovvero che forse mai l’avremmo fatto, non fosse stato per la curiosità provocata dalla circostanza che a produrre Locked Down sia Dan Auerbach, ovvero il 50% dei Black Keys.

Il sodalizio nasce al Bonnaroo 2011, una live jam leggendaria tra il duo di Akron e Dr. John, di cui on line si trovano ampi (galvanizzanti) stralci.  Dan ci mette anche le chitarre, e si sente eccome (vedi l’assolo finale di Getaway), e il maestro di New Orleans quel suo tocco magico – nessuno dei due si tira indietro nel momento dell’incontro.

Locked Down è una goduria vintage, la produzione di Auerbach rivitalizza un sound che puzza di paludi, spiriti vodoo, incroci in cui vendi l’anima al diavolo, riti sciamanici e leggende di coccodrilli giganti. Lo fa alla maniera rispettosa di Danger Mouse, dal quale lui ha certamente imparato ad evitare l’effetto parodia, non alla maniera chic di Mark Ronson.

Dr. John ha quella voce, quel sound. Qui compresso, esplosivo, irrimediabilmente catchy e aggiornato. E lo stesso ruggito di sempre – se non più potente – quanto intona «a revolution.. is this final solution?», la domanda di un settantunenne che non riconosce più il mondo che lo circonda come proprio.

Locked Down non è solo un’operazione che farà conoscere il maestro di New Orleans alle nuove generazioni per cui i Black Keys sono l’ultima frontiera del rock’n’roll. No, questi 40′ torridi, a base di un goove funk sudatissimo sono probabilmente da annoverare tra la migliore musica che capiterà di ascoltare quest’anno.

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