Appunti

Editoriale: avevamo ragione (Radio2 è viva e lotta con noi)

La questione l’ho appresa leggendo Emiliano Colasanti. E le cose stanno più o meno così.

La direzione artistica di Radio 2 non trasmette il brano di Emma Marrone & i Modà, quello di Sanremo per intenderci. Gli artisti protestano, parlano di un non ben specificato boicottaggio ai loro danni, e di uno strano concetto di servizio pubblico in virtù del quale la Rai dovrebbe invece dar loro l’airplay che gli spetta.

Il direttore di Radio2 Flavio Muccicante replica: è la nostra linea editoriale, non c’è spazio per voi, come per Lady Gaga (ed altro). E aggiunge il carico: guardate che l’etichetta dei Modà è la Ultrasuoni di Lorenzo Sauraci, produttore dei Modà stessi e presidente (ops!) di RTL 102.5. Non solo, gli altri soci di Ultrasuoni sono i presidenti di Radio Dimensione Suono (ops! ops!) e Radio Italia (ops! ops! ops!).

Bene. La questione può essere trattata da due punti di vista almeno.

Il primo, più facile ed evidente, è che chi ha in mano i Modà sono i presidenti di tre grosse radio. E quindi i Modà ottengono un ottimo airplay a livello nazionale, a prescindere dai meriti artistici, con gran tornaconto loro e dei tre figuri.

Un bello schiaffo a chi crede ancora di poter passare in radio partendo dalla cameretta (sempre che qualcuno ancora ci sia), o che comunque ritiene il successo un fatto di piacere alla gente e non di far sì che alla gente si piaccia per assuefazione. 

Ma questo aspetto, vergognoso, passerà più o meno inosservato dato che questo Paese è abituato ai più sordidi conflitti di interesse almeno dal 1994.

L’altro, assai più interessante, riguarda la linea editoriale musicale di una radio (nello specifico, di Radio2).

È chiaro che quanto sostiene Lorenzo Sauraci è del tutto infondato. Non solo: è il contrario della realtà. Il servizio pubblico non ha alcuna mission di far ascoltare alla gente quello che alla gente già piace.

Semmai è vero l’opposto: ha il compito, proprio perché non è un emittente generalista, di selezionare, proporre (addirittura) educare. Anche a cose che altrove non si sentono. Oltre al fatto di far emergere realtà meno evidenti al grande pubblico (al di là di quella burletta che è Demo – lo fanno ancora?).

Radio Rai, andando dietro solo a quello che alla gente piace, ricadrebbe nello stesso errore della Rai Tv: per inseguire la televisione privata, e generalista, ha annacquato i propri palinsesti tanto da rendere impossibile la distinzione tra le emittenti private e quelle pubbliche (pagate con il soldo del contribuente).

Quindi, è chiaro che non c’è nessun complotto, nessun boicottaggio, a non voler trasmettere un brano dei Negramaro o dei Modà featuring una di Amici. C’è solo una questione di coerenza, e/o di presa di coscienza da parte della direzione di Radio2.

Un’esperienza personale.

Quando nell’ormai lontano 2005 nacque FuoriAulaNetwork, la web radio dell’Università di Verona, fu una dura lotta all’interno della redazione per far passare esattamente il medesimo messaggio. Me lo ricordo, ero lì a fare le barricate insieme ad Andrea.

Non potevamo trasmettere quello che trasmettevano gli altri, altrimenti sarebbe stato impossibile distinguerci. Non potevamo anche perché, essendo una radio universitaria, la nostra mission, al pari con quella dell’Università stessa (almeno in un mondo perfetto) era di proporre, non di seguire.

Non tutto quello che passava su FuoriAulaNetwork mi piaceva. Ma contribuiva a rendere la radio peculiare. Alla continua ricerca di qualcosa per cui la gente potesse preferire ascoltare noi e non altri. Anche fosse stata poca. Una comunità.

E alle persone che sostenevano che ogni tanto qualcosa di inflazionato, di musica da classifica, servisse a far risaltare di più la qualità degli altri brani in onda, rispondevo dicendo che no, non funziona così.

Poi certo, non è che determinate cose uno non le trasmette solo perché passano anche altrove. Uno certa roba non la trasmette perché capisce che è solo commercio travestito da arte. E quindi no, grazie, qui facciamo un altro mestiere.

Era così, alla radio dell’Università di Verona, ed è ancora così sei anni dopo. È stata la prima radio universitaria italiana a trasmettere solo sul web, ed è ancora lì, e stento a crederci anche io che ormai sono lontano e porto una cravatta al collo tutte le mattine.

FuoriAulaNetwork si è tirata a lucido e dalla scorsa settimana è on line con il nuovo palinsesto. E come avrete intuito non trasmette né Emma Marrone né i Modà.

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