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Edwyn Collins – Losing Sleep

Edwyn-Collins-Losing-Sleep-Album-Art-300x300Non inganni l’artwork ornitologico, che effettivamente sembra richiamare una di quelle cravatte inguardabili che solo i vecchietti scozzesi riuscirebbero a mettersi addosso (ma non hanno tipo delle mogli che ci badano almeno un poco? boh).

Edwyn Collins da Edinburgo è una leggenda vivente di quelle vere (e che sono vive più o meno per miracolo, tra l’altro, tipo Keith Richards).

Fu lui, nel 1979, a dare vita (e canzoni, e stile) agli Orange Juice: seminarono tantissimo per raccogliere gran poco, in termini commerciali, e ad oggi vantano ancora un’influenza stratosferica su una cifra considerevole di gruppi più o meno noti (due su tutti: Franz Ferdinand, Belle & Sebastian).

Di loro si dirà, anche se è chiaramente impossibile non parlare del passato scrivendo di Losing Sleep. Sì perché ci si sentono dentro proprio quello stile, quella voce (così scozzese!), quella scrittura, che è una gioia immensa per le orecchie che hanno consumato You Can’t Hide Your Love Forever. E anche per tutti gli altri, sia chiaro.

Questo è un album che meriterebbe grandissima considerazione anche se non fosse firmato Edwyn Collins. Però il fatto che sia proprio lui fa sì che possiamo goderci uno di quei rari casi in cui i numerosi ospiti non sono lì a prendersi la scena e tappare i buchi di un disco altrimenti debole: no, portano tutti il proprio, tipo re magi, ma la star è un’altra.

Nemmeno il tempo di premere play che esplode forte la title track, un uptempo northern soul amarissimo: «I’m holding on, I’m insecure / about my life, about my work / but I know the things I hold / are the things I miss about my life». E non può che venire in mente la travegliata epopea di Edwyn Collins: il successo sempre sfiorato, il culto indiepop che lo accompagna beffardo, l’emorragia cerebrale che lo ha ridotto in fin di vita qulche anno fa. E’ un abbraccio caldissimo, un bentornato sonico e meritatissimo.
E’ solo una delle riflessioni di Losing Sleep, che però è un fiume in piena di linfa vitale ed elettricità.

In Your Eyes è il singolone definitivo e catchy, scritto ed interpretato insieme ai quei simpatici cazzoni dei The Drums (che poi, quando arriva il refrain la voce di Johnatan Pierce è così arrendevole e disperata che non ci si crede), Johnny Marr fornisce un ottimo saggio di sei corde in stile Smiths su Come Tomorrow, Come Today, Ryan Jarman (Cribs) contribuisce discreto a What Is My Role e I Still Believe In You, altri due episodi meravigliosi. Alex Kapranos e Nick McCarthy mettono faccia, voci, chitarre e moog sullo spunto più Orange Juice di tutti (con una puntina di glam rock): Do It Again. E così via, finché il cuore non si riempie di guitar pop fino a sollevarsi.

Ma il finale Edwyn Collins lo tiene tutto per sé, chitarra acustica e armonica: l’antica arte di scrivere una canzone con tre/quattro accordi. «I’m searching for the truth / some sweet day we’ll get there in the end / and I will always be lucky in my life»: in bocca al lupo, noi lo speriamo tutti.

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