Dischi

EoB – Earth

Annunciato da tempo, il primo album solista di Ed O’Brien è qui.

Passando oltre lo pseudonimo scelto – EoB, non dei più brillanti – va detto che tutto nasce nel lontano 2012, quando finito il tour di The King Of Limbs, Ed e famiglia decisero di trasferirsi per un po’ in Brasile (un bel salto da Oxford!).

La storia narra che il nostro laggiù assorbì ottime vibrazioni carnevalesche, sviluppò una sorta di ossessione per Screamadelica, e iniziò pian piano a mettere da parte un po’ di materiale. Decisivo fu l’incoraggiamento della moglie e degli amici: grazie a loro si convinse che doveva a se stesso di emergere almeno per una volta dalle ombre dei Radiohead e costruire un vero e proprio album a suo nome.

Earth promette bene anche solo leggendo i credits: la sezione ritmica è quella dei Daft Punk di Random Access Memories (Nathan East e Omar Hakim), sul finale compare Laura Marling, producono – oltre lo stesso O’Brien – due come Flood e Alan Moulder.

Dopo ripetuti ascolti la sensazione è che EoB non sia (ancora?) un autore davvero compiuto. Ma se sul songwriting occorre lavorare (ammesso sia possibile), è indiscutibile che Earth sia un bel viaggio, dai toni quasi spirituali, attraverso gli infiniti universi sonori che Ed O’Brien ha assorbito sinora.

I Depeche Mode fanno capolino sulla coda di Brasil, Long Time Coming vive degli echi di Grace, Banksters starebbe benissimo su un album dei Doves, Sail On – probabilmente lo spunto liricamente più intimo dell’intero album – potrebbe collocarsi tra gli U2 degli anni ’90, Olympic sembra (non a caso, appunto) un outtake dei Primal Scream di Screamadelica, Shangri-La affonda nei Radiohead di In Rainbows ed è probabilmente lo statement definitivo dell’intero album

Ma il punto è che molti di questi brani prendano pieghe inaspettate, svoltano trasformandosi con moltissima fluidità da una cosa all’altra (ad un’altra ancora) nell’arco di pochissimi istanti.

Gran parte del fascino di Earth sta nella sua architettura duttile e mutevole: un’esplorazione che merita certamente un seguito.