Così, su due piedi, a leggerne la trama (uno scienziato, un motore ad acqua, l’estinzione della specie umana, un’eredità, ecc…), non è che uno farebbe la fila per vedere questo AUN – The Beginning And The End Of All Things.
Pare un filmello ipersimbolista (di quelli, per intendersi, in cui tutti i nomi dei protagonisti rappresentano e/o significano qualcosa) e drammatico, girato da un austriaco (Edgar Honetschläger), ambientato e (co)prodotto in Giappone.
Insomma: coming soon suona più come una minaccia che altro, ci sono tutti i presupposti perché qualche palloso professore di scienze o filosofia o cinema non perda occasione di proporlo un giorno ai suoi alunni e perché nessun altro (esclusi critici), si ricordi di questi 100 minuti.
… nessun altro a parte gli appassionati della musica di Christian Fennesz, cui è stata affidata la colonna sonora.
Alcuni brani (Aware, Aru, Trace) sono travasati qui da Cendre, il disco registrato nel 2007 con Ryuichi Sakamoto (che peraltro ha avuto un seguito: Flumina, uscito sul finire dello scorso anno), il resto è materiale originale.
È l’unica ripartizione possibile, in fondo.
AUN è un flusso di coscienza musicale, nulla di indivisibile, separabile, se non – forse – a livello di atomi e microstrutture. È una meraviglia di assonanze e dissonanze, e insieme una regressione rispetto allo splendore di Seven Stars.
Rimane certamente la bellezza potente di certi episodi (Nemuru, AUN40, Hikari), ma qui il focus è dritto sui dettagli, e prendere questa colonna sonora senza cogliere l’essenza del film è come guardare nel microscopio senza mettere a fuoco.
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