Un orizzonte scuro e misteriosissimo, materico: forse è così che Fennesz immagina il cosmo, e per questo ha cercato di descrivenerne il respiro profondo ed infinitamente calmo. E languido.
Seven Stars è la prima uscita dai tempi di Black Sea (2008), e la definitiva conferma che, per quanto composito, il suono di Christian Fennesz sia tutt’altro che inaccessibile. Via i loop abrasivi, dentro grandi innesti sintetici, spazio per la prima volta in assoluto alle percussioni (sulla title track), e il risultato è un gran tuffo in un limbo ambient.
La sensazione è di procedere a bracciate ampie, consapevoli, addirittura senza bisogno di respirare o accelerare il battito, dritti verso una fonte di luce stellare e di pace. Attratti, coccolati, affascinati da questo limbo mezzo cielo e mezzo mare, ondivago ed incerto.
Fennesz ce l’ha fatta di nuovo, a manipolare le nostre anime e le nostre destinazioni.
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