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The Flaming Lips – With A Little Help From My Fwends

flaming_lips_with_a_little_helpAstenersi puristi dei Beatles, perditempo, impazienti, Mark Chapman e pure Charles Manson: quello che combinano i Flaming Lips con Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club appartiene al campo dell’imponderabile.

Primo, solo a leggere i featuring sembra una sagra: si va da Miley Cyrus (ormai amicissima), Moby, Foxygen, Tegan & Sara, Sunbears e My Morning Jacket, a gente che dal solo nome pare uscita da un baraccone circense d’altri tempi (perdonerete l’ignoranza, ma chi cazz’è / sono Zorch, SPACEFACE, Stardeath And White Dwarf?); ma per chi ha seguito le precedenti – hem – escursioni dei fantastici fwends di Wayne Coyne nulla di nuovo (se consideriamo il tributo agli Stone Roses; al contrario, a confronto la lista di ospitate su The Flaming Lips & Heady Fwends pare una cena di gala).
Lasciatecelo dire: manca solo Yoko Ono – ma forse sarebbe stato addirittura troppo assurdo.

Secondo (e senza voler essere troppo blasfemi), ad ascoltare questo With A Little Help From My Fwends pare di intuire che i Flaming Lips abbiano (a modo loro) voluto riportare alla luce il sommo disegno dei Fab Four; una specie di baccanale sonoro (che però i Beatles avevano per forza di cose realizzato in modo molto più rudimentale – l’efficacia è un altro discorso), iscritto in una prospettiva di condivisione e ascensione totale: una specie di tensione verso qualcosa di più alto e lontano dalle umane vicissitudini.
Voluto… sempre che si possa rintracciare una qualche intenzionalità in questo pandemonio (nel senso più letterale del termine), c’è sicuramente qualcuno là fuori che potrebbe ritenere che questa sia un’aggravante (dolo).

(Terzo,) perché il punto è un po’ questo: i Flaming Lips ci fanno o ci sono? Dove sta il confine?
Se si tratta della realizzazione di una sfrenata libertà, questo disco sta a ricordarci che non c’è nulla di sacro, nulla che l’arte non possa (o debba) parodiare, smitizzare, rielaborare, persino aggrovigliare e fare proprio.
Se invece questa è la realizzazione di un piano, siamo davanti alla somma massima di un ego ormai fuori controllo, una specie di delirio di onnipotenza che dopo aver cercato di competere con Pink Floyd e Stone Roses (tra gli altri), mette nel mirino i più Grandi.

Ma in quest’ultimo caso, proprio come Icaro, nel cercare di volare troppo in alto le ali si squagliano e ci si frange al suolo senza troppi complimenti.

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