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Four Tet – Randoms

four_tet_randomsAd un annetto di distanza da Morning/Evening, Four Tet ha deciso di mettere un po’ di ordine nella sua discografia ed ha pubblicato via bandcamp (canale ormai adottato senza esitazioni) questo Randoms.

Nessun inedito, “solo” una raccolta di brani seminati qua e là lungo il cammino: ce n’era almeno un po’ bisogno e la qualità è altissima.

Da un lato, Randoms si fa quindi apprezzare per il suo intento compilativo: in ordine apparentemente casuale, torna indietro fino al 1998 – quando Kieran Hebden aveva appena scoperto la vita al di fuori dei Fridge, nonostante il loro recentissimo esordio discografico – e riporta fino al 2013, l’anno di Beautiful Rewind.

Field è la testimonianza che da sempre in Four Tet convivono l’amore per il ritmo jazzato, per il soul e per i break repentini e una certa tendenza a non dare nulla per scontato: quella che di lì a qualche anno sarebbe stata definita folktronica è ancora lontana, ma le basi sono tutte in questa traccia (la cosa più vicina a Rounds è Castles Made Of Sand, ufficialmente pubblicata nel 2004 in Late Night Tales).

Basi che arrivano, appunto, a lambire quella più recente: Gillie Amma I Love You (tratta da BOATS, charity compilation curata dalla Everything Is New), che nasce da una serie di voci infantili, cantilenanti, e pare montare piano piano salvo non arrivare da nessuna parte.

Sotto altro aspetto, Randoms mostra un universo multiforme e sempre pronto ad inciampare su se stesso, su un beat casuale, a distendersi in un’apertura psichedelica o avvilupparsi attorno ad un sample (ad esempio, quello di Three Times A Lady dei Commodores, quasi irriconoscibile, in For These Times).

Ad occhi chiusi si può azzardare  che la migliore del lotto – Nothing To See, con la sua propulsione ritmica esplicita, rotta da tintinnii metallici, synth tomistici, percussioni jazz – risalga al periodo di There Is Love In You (e in effetti è così): magari è rimasta fuori per questioni di durata, magari perché troppo vicina a tracce come Love Cry o Sing; in ogni caso questa nuova pubblicazione solleva un’interrogativo sugli affascinanti criteri di scelta di Four Tet (.. la minimal version di Pocket ha qualcosa da invidiare a quella più nota?).

Sta di fatto che per quasi vent’anni Kieran Hebden ha sparso il suo tocco ovunque: compilation, b-sidesplit e collaborazioni varie; ora ha riportato tutto (o quasi a casa), in una volta sola, ed è meraviglioso.

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