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Francesco De Gregori – Sotto Il Vulcano

Registrato il 27 agosto 2016 al Teatro Antico di Taormina, Sotto Il Vulcano pare essere stata una sorpresa anzitutto per Francesco De Gregori: lui non ne sapeva nulla, il suo capobanda Guido Guglielminetti aveva organizzato tutto.

Vero o no questo aneddoto, ci troviamo tra le mani l’ennesimo album dal vivo di De Gregori ad alimentare quella che è a tutti gli effetti una discografia parallela e bizzarra.

Dovremmo essere annoiati? Per nulla.

Intanto – per quanto non inedito – non è banale il concetto che la musica, o meglio: un singolo brano, sia in continuo divenire. Che esso possa mutare in base alle stagioni, agli umori, che il suo significato possa cambiare nel corso degli anni, possa adattarsi al correre del tempo o possa portare un vestito diverso (prendete Generale e confrontate questa versione sbarazzina con quella  epica che sta su La Valigia Dell’Attore, con quella solenne su Pubs & Clubs o con quella tinta di folk su Vivavoce; poi chiedetevi anche se per caso ha sempre il medesimo significato). C’è chi lo pensa, chi lo fa, chi questo continuo divenire lo testimonia pubblicando, appunto, album dal vivo con ammirevole costanza. In secondo luogo, questo modus operandi alla lunga sottrae l’album dal vivo dal rischio (e dalla facile critica) di essere un semplice prodotto autocelebrativo o speculativo.

In Sotto Il Vulcano De Gregori è in evidente stato di grazia, capace di cambiare registro in un attimo: apre da solo con una versione acustica di Pezzi Di Vetro per poi lanciarsi  immediatamente nel crescendo soul de L’Agnello Di Dio con tutta la banda; trascina tutto il teatro in una specie di sagra con Sotto Le Stelle Del Messico A Trapanar, si lascia andare al ricordo malinconico di Caterina, omaggia Dalla con 4 Marzo 1943 e il maestro Bob Dylan con i brani tratti dal recente Amore E Furto, ma soprattutto innestando Rainy Day Woman #12 & 35 su Buonanotte Fiorellino, come capita da un po’ ma sempre con un certo stupore.

Sotto Il Vulcano E’ l’apoteosi del nuovo mood di De Gregori, qualcosa che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi anni, ma ancora non bene a maneggiare: oggi il Principe è più leggero, si è spogliato di molta della sua severità e della sua austerità; anche se non è un intrattenitore di razza – perché fortunatamente preferisce ancora comunicare soprattutto attraverso le canzoni – si concede certamente (con) più entusiasmo.

Non è mistero che sia merito (o colpa) dell’amico Lucio, uno che – non a caso – amava molto starsene sotto quel vulcano; grazie a lui De Gregori si prende meno sul serio, ma si trova anche a fare i conti i conti con tutti i suoi incredibili personaggi e le sue creazioni – oggi che è troppo tardi per stracciare quel futuro invadente –  ma i conti non tornano mai.