Appunti

Fresh Dressed

Fresh_Dressed_03Scovato nella sezione The Outsiders del Milano Film Festival, Fresh Dressed è un documentario che racconta il legame ombelicale tra il rap e la moda.
O meglio, tra la cultura hip-hop e il suo dress code, evolutosi e sfruttato fino a diventare moda.

Già presentato anche al Sundance Film Festival, è opera di Sacha Jenkins: uno che ha iniziato a 17 anni con una fanzine sui graffiti (Graphic Scenes & X-Plicit Laguage), ha proseguito fondando la prima rivista hip-hop di sempre (Beat Down) e poi la più autorevole (Ego Trip), scrittore, regista, produttore televisivo e redattore di Vice USA.

Insomma, di quel linguaggio generato dai bassifondi della Grande Mela Jenkins se ne intende, ma non si prende mai la scena: Fresh Dressed si regge sulle immagini di repertorio e le testimonianze di molti diretti interessati, tra cui Nas, gli immancabili Pharrell Williams e Kanye West, Big Daddy Kane, un impellicciassimo André Leon Talley, Puff Daddy (o come si chiama ora) e Dapper Dan.

Il presupposto da cui muove questo documentario è l’importanza che vestire in un certo modo (fighi e con una certa attitude, appunto fresh) ha avuto (dai tempi del colonialismo) e ancora ha all’interno della comunità afroamericana a stelle e strisce, che – parallelamente e indissolubilmente – ha creato un proprio linguaggio, appunto il rap.

Il vestirsi in un certo modo per identificarsi in una comunità (in un primo momento molto ristretta: la propria gang), ma anche e soprattutto come riscatto sociale, culminato (e questo è del tutto evidente nell’opera di Jenkins) in una certa improbabile sofisticatezza.

Fresh Dressed racconta i presupposti e l’evoluzione di un certo stile, dalle origini, passando per la alla massificazione (ma non pensate ai pantaloni larghissimi: sono roba anni ’90) e finendo alla conquista delle passerelle, sulle quali certi rapper si sono buttati con grandi ambizioni e non poco successo (P.Diddy su tutti).Fresh_Dressed_01

Ma nulla sarebbe accaduto senza un certo tipo di sound e la sua – appunto, assolutamente parallela – origine, ascesa, massificazione, pretesa di riscatto.

Un documentario fondamentale per capire certi come e perché (e quindi potrebbe anche alzare il livello di consapevolezza dei b-boy di casa nostra), oltre che per conoscere le origini di certe mode e la storia di alcuni marchi che magari non diranno molto qui nel vecchio continente, ma che continuano a fatturare milioni di dollari (Cross Colours, Karl Kani, FUBU).

Per quanto riguarda il cartellone del Milano Film Festival, se siete nei paraggi avete ancora una chance di vedere Fresh Dressed, il 18 settembre alle 21:00 al Barrio’s.

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