Appunti

Good Vibrations nel cuore turbolento di Belfast

Nel 2008 l’ex presidente Bill Clinton si scomodò a scrivere una lettera di ringraziamento ad un anziano signore irlandese; il destinatario di quella missiva era Terri Hooley e il messaggio presidenziale era: grazie per aver dato ai giovani un’alternativa alla violenza.

C’è dietro una storia che può sembrare fantascienza in un paese come il nostro, nel quale un attestato del genere potrebbe provenire da qualche esponente delle istituzioni un po’ più zelante della media ed essere indirizzato – al più – ad un intraprendente parroco per aver mantenuto in piedi un oratorio (comunque lavoro suo) in una zona difficile.

Nella seconda metà degli anni ’70 del secolo scorso, però, Belfast non era una zona difficile qualunque, ma era a tutti gli effetti una città militarizzata nel bel mezzo di un conflitto – i Troubles, una vera e propria guerra civile anglo-irlandese che si sarebbe conclusa solo vent’anni, 3.500 morti e 50.000 feriti più tardi.

Bill Clinton ebbe un ruolo prominente nei negoziati che infine portarono, nel 1998, alla sottoscrizione degli Accordi del Venerdì Santo e che di fatto furono lo snodo fondamentale per chiudere il conflitto.

Due decenni prima, nel 1977, al culmine degli scontri, Terri Hooley prese un’iniziativa che oggi diremmo controintuitiva: aprì un negozio di dischi, il Good Vibrations, e lo fece proprio in Great Victoria Street, che con buona approssimazione in quel momento era la strada più pericolosa del mondo (occidentale).

Good Vibrations divenne immediatamente anche un’etichetta discografica.

Il tutto non solo per amore della musica, perché l’intento di Hooley era duplice (e quindi doppiamente impegnativo): creare e ospitare una nuova comunità, dare nuova linfa vitale alla città di Belfast, e contemporaneamente fare conoscere in tutto il Regno Unito il suono del movimento punk/ska locale.

Questo video – opera del collettivo Motherland, con base a Dublino – racconta la vicenda attraverso la viva voce del protagonista («i punk erano i miei eroi, ci volevano le palle per essere punk a Belfast nel 1977…») e in poco più di 5′ ne fornisce una panoramica essenziale ma molto interessante (se cercate qualcosa di più romanzato, date un’occhiata al film del 2012).

Quella del sig. Hooley, è una storia di coraggio e spontaneità, non di successo. Good Vibrations fallì una prima volta nel 1982 e visse di alterne fortune durante il decennio successivo, fino a riaprire nel 2007 (ovvero alla soglia della recessione: pessimo tempismo).

La vetta di questa epopea però è Teenage Kicks degli Undertones, una canzone diventata leggendaria grazie all’investimento (economico ed emotivo) di Hooley e all’interesse entusiasta di John Peel, che dopo averla passata in radio la prima volta disse: «non vi sembra straordinaria? riascoltiamola!» e la face ripartire.

Gli Undertones divennero a breve i suoi preferiti: tanto che volle salire a Belfast a cercare l’origine di quel suono straordinario e «si stupì del fatto che tanta ottima musica provenisse da un ufficio poco più grande di una cabina telefonica», come ha ricordato tempo dopo Hooley.

Di quella avventura musicale ed imprenditoriale rimane molto poco: dieci anni fa un incendio ha distrutto la maggior parte degli archivi della Good Vibrations.

C’è almeno un altro motivo per cui comunque Hooley è passato alla storia: il suo temperamento tutt’altro che calmo. Si dice che, nel corso degli anni, abbia incontrato Bob Dylan e lo abbia personalmente mandato a fare in culo accusandolo di essersi rifiutato di sostenere l’impegno contro la guerra in Vietnam; e che una volta con John Lennon una discussione sui sostegni economici all’IRA finì addirittura in scazzottata (con l’ex Beatles ad alzare per primo le mani!).

Ma al di là di questo, nulla potrà oscurare il fatto che sia lui l’uomo grazie al quale Belfast non viene ricordata solamente per bombe, pallottole e fanatismo religioso.

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