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Howler – America Give Up

howler-GUA-300x300Da Minneapolis direttamente alla Rough Trade, ormai è pieno di salmoni che risalgono la corrente.

Gli Howler piazzano undici canzoni in trentuno minuti: veloci, fuzzy, scalcinate e (quasi) scanzonate, e tentano di accreditarsi come eredi degli Strokes a dieci anni di distanza.

Flirtano con il garage, con il surf e pure con i Jesus And Mary Chain, e infatti già alla traccia due (Back To The Grave, che è pari pari a Taste Of Candy) si accende un grosso segnale d’allarme.

Però America Give Up non è un disco da lasciar perdere semplicemente perché ipercitazionista o ripetitivo. Ma c’è qualcosa che non va: sarà che il messaggio è filtrato da almeno dieci anni di rock’n’roll del genere, sarà che gli Howler sono stati in tour fino a poco fa con i Vaccines, e che da questo confronto ne escono con le ossa rotte, e che anzi, escono con le ossa rotte dal confronto con i Libertines (che comunque sono stati di un’altra categoria rispetto a molti), con gli Strokes, e più o meno con un’altra dozzina di band.

Ecco, sarà però il loro essere così inglesi nel gelo del Minnesota che li rende in qualche modo strani: non c’è nulla di americano, in questo album. Magari saranno loro i prossimi a salvare il rock’n’roll laggiù.

Per ora, America Give Up è un disco a scoppio ritardato e confuso, tanto che ascoltarlo tutto può essere irritante. Conserviamo il meglio e lasciamo stare il contorno: Told You Once, Back Of Your Neck, Black Lagoon, This One’s Different.

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