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Intervista: Giardini Di Mirò

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Incontriamo Jukka Reverberi al termine dello showcase dei Giardini Di Mirò alla FNAC di Verona, una performance di cui vi abbiamo già raccontato.

Quello che vi sveliamo ora è che – evidentemente in omaggio alla band – all’esterno del negozio si era palesato un banchetto di Rifondazione Comunista (che davamo per estinta, nella Verona leghista). Per contrastare le forze del male, di lì a poco nello stesso contesto Bruno Vespa e Antonella Clerici avrebbero presentato un libro di ricette: surreale.

NSDQ: Ad un giorno dalla pubblicazione di Good Luck, qualche data nelle FNAC per ora, come sta andando?

JR: Oggi si è replicata l’accoglienza che abbiamo trovata a Milano.. tante persone, che sono rimaste – e questo è importante! Siamo contenti delle prime reazioni delle persone che hanno ascoltato il disco e di come sta andando. Debbo dire che forse non ce l’aspettavamo in questo modo.. perché è stato un disco difficile da portare a termine, per tutta una serie di cose che sono successe nel cammino che ci ha portato alla pubblicazione del dsco. Quindi siamo arrivati un po’ distratti, ed è stata una balla sorpresa essere accolti così.

 NSDQ: Ci sono anche stati un paio di domande dal pubblico un po’ strane..!

JR: Sì, guarda.. noi per un po’ di tempo ai concerti abbiamo avuto dei ragazzi accompagnati dai genitori, e questi genitori erano ossessionati dal prog rock.. e alla fine i figli ci chiedevano del disco, della nostra musica. E i genitori chiedevano sempre «ma.. voi con il prog che rapporto avete?». Quindi le domande strane ci stanno.. o magari siamo noi che non ci accorgiamo di certe influenze.

NSDQ: Come avete scelto Good Luck come titolo del disco?

JR: In realtà Good Luck è stato l’ultimo pezzo che abbiamo chiuso prima di finire il disco.. ed ha dato un po’ la quadra al lavoro fatto. I titoli sono sempre nati da suggestioni esterne, nel senso: qualcuno di noi trovava qualcosa e da lì andavamo ad elaborare il testo. C’era una frase che rimaneva lì, fissata nella memoria, e la utilizzavi per il disco. Dividing Opinions arrivava da un’intervista di Ken Loach, che parlava di queste “dividing opinions” e mi era sembrata molto bella. Good luck invece arriva semplicemente dal fatto che la mattina ti svegli, compri il giornale, lo leggi, ascolti le chiacchiere al bar, vai fuori, guardi un attimo gli annunci, i titoli degli altri giornali locali.. e ti dici.. “ok, good luck, buona fortuna..”, ne hai bisogno. E poi è un titolo molto aperto, può essere tutto.

NSDQ: E’ un disco romantico, anche se in un modo diverso dai precedenti. Pare esserci una ricerca testuale, oltre che sonora.

JR: Io faccio un po’ fatica a parlare dell’aspetto testuale perché – come dire – mi ci sono trovato. Faccio un po’ fatica a parlare dei testi di Corrado. Lui fa un lavoro di ricerca, ha un piacere della scrittura che va oltre i Giardini. Per me è uno po’ uno sforzo. Dal momento che ci siamo trovati a cantare, quello è stato un po’ un obbligo che ci siamo dati. Ma se canti, devi sentire un po’ tuo quello che canti. Io non faccio quel tipo di lavoro di ricerca, mi piacciono i testi che possono rimanere tanto aperti, liberi nell’interpretazione. Come a dire: il testo è anche tuo che ascolti. Certamente c’è una componente romantica, malinconica che mi piace molto.

NSDQ: Come funziona l’integrazione dei vecchi pezzi con quelli nuovi, nelle scalette del nuovo disco?

JR: Credo che ci sia un collante unico e straordinario per noi: il suono delle chitarre e l’incastro della ritmica. Io credo che stia lì il suono dei Giardini Di Mirò, dentro quell’equazione lì.. che non so in che proporzioni c’è ma credo che sia lì. Chiaro che ci sono pezzi molto differenti, ma la ricerca c’è anche nei pezzi in scaletta, poi qualcosa  per forza rimane fuori.

NSDQ: L’artwork?

JR: Ha un collegamento con Punk.. Not Diet!, che aveva una copertina molto grafica, anche se qui andiamo in un’altra direzione. Noi abbiamo dei rapporti con questi ragazzi, uno studio di grafica di Modena, che avevano già lavorato su Il Fuoco e c’era piaciuto molto e abbiamo pensato di continuare con loro. A Modena l’attenzione della parte alternativa della città all’illustrazione è molto alta. La copertina è un’opera che questo ragazzo [Francesco Bevini, Ndr] ha fatto a Castelfranco, ed era tra le proposte che ci avevano fatto. Non so se c’è una relazione con Good Luck, con il nostro suono.. ora c’è, è il simbolo del disco.

 

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