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Jack White – Lazaretto

JAck_White_LazarettoJack White riallaccia il discorso interrotto con Blunderbuss e pubblica il suo disco dalle sonorità più Nashville. Ma non è tutto qui.

Tipico del personaggio, che oscilla sempre e comunque tra passato (più o meno remoto) presente (che gli va stretto) e futuro, dedica questa seconda opera a Florence Green – l’ultima sopravvissuta della prima guerra mondiale, scomparsa nel febbraio 2012 -, per i testi recupera vecchi diari, poesie e riflessioni scritte a vent’anni e arriva a distillare esistenzialismo dai tappeti di ninfee della Regina Vittoria (Temporary Ground); non pago, ci regala una seconda copertina degna di Twilight (su due) e come primo estratto da questo Lazaretto dà in pasto al pubblico la strumentale High Ball Stepper – creata da un taglia e cuci di alcuni live.

Ma prima di tutto, sfodera lì all’inizio uno di quei clique blues anabolizzati in cui è maestro assoluto: «got three women: red blinde and brunette.. I’m lonely at night but I stay up ‘till the break of day.. How come I gotta have these women to chase my blues away?.. got one in California and one back in Detroit… well I wish I could tell you just what my three women do.. but if I open my mouth were gonna three women that I lose…».

L’inizio di Lazzaretto sarà pure una spacconata da bluesman, ma è un incipit posseduto, portentoso e irripetuto: sì perché questo album ha molto più a che fare con la solitudine e i suoi fantasmi (Alone In My Home), la vacuità di certa libertà e la fragilità come unico punto fermo dell’esistenza. E un bel po’ di incazzature.

Musicalmente Jack White mantiene un’attitudine hard blues, ma spesso oggi riempie la sua tavolozza con scorribande di puro folk rock (Entitlement, Want And Able) si misura con metriche degne dell’hip hop (Lazaretto) e aggiorna certi angoli da FM tipici degli Stones (Just One Drink, irresistibile).

Sono sconfinamenti che aggiungono sfumature azzeccatissime e rendono Lazaretto estremamente più godibile del suo tanto celebrato predecessore; nel senso che al netto della voce e dell’attitudine sempre sopra le righe del nostro, qui gli episodi espungibili sono molti meno (e quindi ben venga una playlist di 10-11 pezzi creata cacciando dentro Blunderbuss e questo Lazaretto!).

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