Dischi

Jaga Jazzist – Pyramid

Anche se registrato in uno studio sperduto nella vicina Svezia, in qualche modo il nono album dei norvegesi Jaga Jazzist arriva da Los Angeles, dato che esce per la Brainfeeder di Flying Lotus.

Un matrimonio che prima o poi s’aveva da fare, visto che la band di Oslo condivide con Fly-lo una spiccata e profondissima propensione all’avanguardia jazzistica.

I Jaga Jazzist sono in giro ormai da quattro decenni e non si facevano vivi da Starfire (2015), il loro What We Must (2005) rimane un capolavoro degli anni zero, e oggi li ritroviamo con questi quattro brani, queste quattro piccole suite, che formano Pyramid.

Come al solito – e questo è il grande, continuo, miracolo dei JJ – si tratta di qualcosa di fruibilissimo, che scorre via senza mai dare l’impressione che il suono sia fine a se stesso o che sia mero sfoggio cervellotico.

S’inizia in una placida sera d’estate zeppa di stelle (Tomita), e si finisce in una specie di videogame, con i ritmi sintetici di Apex.  Nel mezzo, la vivida frenesia di Spiral Era (con le chitarre ed i sintetizzatori in primo piano) e l’apparente tranquillità di The Shrine.

Ma Pyramid è una sorta di sogno in continua evoluzione, un film con mille trame, un libro che cambia scenario ad ogni capitolo. Niente schizofrenia, però: i Jaga Jazzist gestiscono tutto con invidiabile fluidità e naturalezza. Ne esce una cornucopia di atmosfere che è difficilissima da ignorare.