Del disco di debutto di James Blake s’è detto di tutto, molti hanno già gridato al capolavoro.
Sarà per l’inedita dimestichezza nel dosaggio della voce soul (è vero, a tratti sembra di sentire Antony Hegarty) e delle morbide dissonanze elettroniche, e nell’intensità che questo mix trasuda.
Sarà che Limit To Your Love è riuscita a trovare spazio pure nelle radio commerciali (rendendo almeno un po’ giustizia a Feist) pur non essendo una botta d’allegria fm, o che Wilhelms Scream strappa lacrime anche al più granitico di noi.
Ma James Blake (che già dal nome è uno che sa il fatto suo) abbandona ogni ritmica più spinta e mette da parte le sonorità che avevano fatto saltare sulla sedia ascoltando l’ep CMYK lo scorso anno, e costruisce un album intero denso di dolore, atmosfera minimale e voci camuffate.
Tanto piega l’elettronica al soul che sembra di ascoltare una sorta di I Am A Bird Now in chiave dubstep; ma difficilmente questo album reggerà la prova del secondo ascolto, se davvero non siete predisposti (ma la merita).
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