Dischi

John Talabot – ƒin

John-Talabot-fIN-608x608ƒin non è fatto per stare fermi ad aspettare; non è neppure propriamente il disco giusto per togliere il tappo e sfogarsi.

E però un universo dinamico, in costante mutazione.
E’ la rappresentazione, disegnata in sequenze, beat ed elettrodi, di un movimento: a volte lento e costante, altre frenetico e nervoso.

Questo debutto di John Talabot (nome a quanto pare di fantasia, provenienza: Barcellona) sbuca fuori dal nulla e si insinua sull’uscio del nostro sentire, riempie alla perfezione quello spazio ibrido, quel momento in cui vorremmo combinare tante cose quante non ce ne riescono mai.

Gioca con il linguaggio della deep house, Talabot, la plasma e la modella come creta con l’aiuto di poche nenie e una manciata di synth, di percussioni che sanno di Caraibi trapiantati a Londra, lo fa citando Chicago, collaborando con l’altra metà della Spagna (il sodale Pional, Madrileno), passando per Bristol, Manhattan, Parigi, Berlino, le spiagge, le droghe, le discariche, i club clandestini, la savana, la plastica ed il carbone.

È deframmentazione e ricostruzione.

È che ƒin lo ascolti cento volte e salta sempre fuori qualcosa che ti era sfuggito, è che ƒin lo potresti ascoltare altre cento volte senza cogliere tutto. Spalanca i sensi, pervade lo spirito e gioca con la tristezza quasi ad irriderci.

Strepitoso.

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