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Kurt Vile – Smoke Ring For My Halo

Smoke-Ring-cover-image-300x300Ecco, finisce l’anno, riordini cd ed mp3 e guardi qua e là le classifiche de i migliori TOT dischi dell’anno degli altri. Di alcune ridi, perché nessuno di serio metterebbe Mylo Xyloto tra i primi 10 (Q è riuscito nell’impresa), di altre t’appassioni e scopri gente che fino ad allora non esisteva nemmeno (per te, che nessuno più può avere la pretesa che s’ascolti tutto).

E secondo Rough Trade questo Smoke Ring For My Halo è uno dei migliori album dell’anno.

Quindi viene fuori che Kurt Vile è un ragazzotto di Philadelphia, ex War On Drugs, smaliziato chitarrista che pubblica per la Matador. Ce n’è abbastanza per attirare l’attenzione.

Il suo, dice, è un disco di meditazioni notturne, e albe passate a strimpellare.

Smoke Ring For My Halo è costruito solido sugli intrecci chitarristici (non potrebbe essere altrimenti), ripescati tanto dalla tradizione folk/country/blues (homemade ma non troppo) quanto dall’uso che ne faceva Marc Bolan, il tutto tenuto insieme dalla produzione del grandissimo John Agnello (nel curriculum, solo per fare alcuni nomi: Sonic Youth, Dinosaur Jr. e J Mascis solista, Hold Steady, Kills, Walkmen e una miriade di altri).

Il tono complessivo è, come ammesso dallo stesso Kurt, oscuro. Si vaga tra meditazioni astratte sulla morte, la negazione, la religione, che si stagliano inquiete senza soluzione di continuità. È il limite di questo disco: per quanto fruibile e scorrevole, l’alba non arriva mai.

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