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Lee Ranaldo – Between The Times & The Tides

Lee-Ranaldo-Between-The-Times-And-The-Tides-608x608-300x300Ora che Thurston e Kim si sono lasciati (perdonerete l’incipit da soap opera), sul futuro della gioventù sonica aleggiano nubi pesanti.

In questo clima di incertezza Lee Ranaldo se ne esce con Between The Times And The Tides (Matador Records), nono (!) disco solista (alzi la mano chi ha ascoltato gli altri otto).

È un bel viaggino chitarristico (al quale hanno collaborato, tra gli altri, Jim O’Rourke e Steve Shelley), e non tira quasi mai in ballo il suono Sonic Youth. O meglio, fa emergere le influenze più tradizionali di quel sound, da Neil Young (quello elettrico) ai Grateful Dead (Ranaldo, a differenza dei suoi compagni di avventura, è sempre stato una deadhead – sentire per credere la conclusiva Tomorrow Never Comes), agli Stones (il riff di Waiting On A Dream).

Between The Times And The Tides vive in bilico tra la rilassatezza (non c’è urgenza, non ci sono particolari statement artistici), e l’incertezza da middle of the road («see me as I am / just half a man / trying to get home»): sarà l’età, saranno i times & tides del titolo, ma ci si sente dentro un sacco di malinconia, comunque mai arrendevole.

In copertina, tre sagome che prendono vie diverse: come se il nucleo storico dei Sonic Youth procedesse ormai in ordine sparso. Nel mezzo, su un marciapiede della loro New York, Ranaldo con in braccio la sua chitarra, che ci fissa come a dire: ora che questa gioventù non c’è più, voi che direzione sceglierete?

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