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Liam Gallagher – MTV Unplugged

Nel tornare sulle scene, Liam Gallagher ha colmato un vuoto: c’era molta voglia di un personaggio come lui, c’era molta voglia (e non solo nostalgia) degli Oasis, della loro musica e del loro approccio, di ciò che sono ancora in grado di smuovere.

Gallagher Jr., appunto, ha intercettato questo mood sia con lo stile sfoggiato nei due album solisti fino a qui, sia nei suoi live, dove è chiara la missione di tenere viva la legacy di quell’ultima grande rock’n’roll band.

Il fatto che per farlo debba poggiarsi su tutto quanto scritto dall’odiato fratello è solo uno dei tanti paradossi della questione.

Per quei brani, tra l’altro, si affida all’amico Bonehead con l’intento – riuscito – di richiamare l’attenzione sul periodo classico degli Oasis, come a disconoscere tutto quanto accaduto nel periodo 2000/2009, infilandosi in una ulteriore fantasia/idealizzazione (ed anche aprendo una questione del tutto virtuale: quale lineup per una eventuale reunion? Niente Andy Bell e Gem Archer? E allora chi ripesca Guigsy, dove è finito?).

Questo MTV Unplugged non fa eccezione: solo cinque dei dieci brani che contiene vengono da As You Were o Why Me? Why Not..

Ma l’elemento più interessante è certamente la veste scelta, acustica, che già di per sé sembra voler colmare quell’altro vuoto: nel ’96 gli Oasis in effetti registrarono un concerto unplugged per MTV, ma Liam quella sera non c’era ed è tutt’ora inedito.

Andrebbe anche detto, per completare il quadro, che la scelta della location non pare casuale, dato che un paio di anni fa Noel aveva definito Hull un buco di culo.

In questo contesto, la prima considerazione è che MTV Unplugged non ha nulla di intimo o addirittura dimesso: saranno pure solo 1.200 persone, ma spesso l’atmosfera diventa roba da stadio, con i cori e tutto quanto di solito succede ad un concerto di Liam Gallagher.

I due brani iniziali – Wall Of Glass e Some Might Say – non suonano esattamente appropriati (nonostante gli sforzi), dato che l’elettricità e gli assoli sono ciò che li rendono quelli che sono.

Ma da lì in poi fila tutto molto bene e nuovi classici come Once One Of Us fanno la loro bella figura accanto a Sad Song e Cast No Shadow; Stand By Me è il picco emotivo dell’intero set (questa si, riuscitissima anche a spina staccata), molto più di Champagne Supernova che chiude il tutto, in versione minimale.

Liam ha “annunciato” che un nuovo album solista non tarderà, nel frattempo continua e continuerà a fantasticare di una reunion degli Oasis. Ma certo non è il solo.