Six Cups Of Rebel, uscito solo pochi mesi fa, era un mezzo passo falso che però è servito tantissimo, soprattutto a togliere dalle spalle di Lindstrøm tutta la pressione e le altissime aspettative di dare un degno seguito al capolavoro Where You Go I Go Too.
E così, potremmo anche considerare il vero seguito questo Smalhans, il cui titolo significa povertà / scarsità / penuria e al cui interno troviamo solo canzoni che si chiamano come piatti tipici norvegesi.
Eclettico ma razionale: dato che tutti i cibi norvegesi sono in realtà composti da ingredienti molto semplici e poveri – dice lui – il titolo ci azzecca e come. E poi, smal vuol dire magro… il che, di nuovo, calza a pennello, dato che Lindstrøm, che di nome fa anche Hans, non è proprio un tipo carne.
Linguistica a parte, Smalhans è un disco diretto come un cazzotto.
E’ proprio da ballare: non c’è nulla di sperimentale, c’è solo da muovere il culo su questa spacepopdisco dal sapore vintage che per 30′ rinvigorisce i sensi e lo spirito (resistete alla travolgente linea di basso di Vōs-sākō-rv? Allora vuol dire che in realtà siete morti!).
Nasce, per stessa ammissione del suo autore, dal fatto che finito Six Cups.. l’esaurimento fosse arrivato ad un livello tale che ogni velleità di sperimentazione sembrava inaffrontabile. E quindi, free your mind and your ass will follow, Lindstrøm si è messo di buona lena e ha pubblicato questo ripensamento.
Chiariamoci: sarà pure easy come un piatto norvegese, farà pure di necessità (di sfogarsi) virtù (di ondeggiare sul dancefloor), ma come la miglior cucina è nutriente e tutt’altro che facilona. Quando ci vuole ci vuole.
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