Windings testimonia un fatto importante: Hans Peter Lindstrøm è vivo e lotta con noi.
Già tre anni fa, con Smalhans aveva ritrovato il giusto groove pur se in tono un po’ dimesso: qui ce n’è ancora di più, amplificato dalla durata minima di questo EP (tre tracce, nemmeno 25′).
E’ una densità che non va a scapito della potenzialità dei brani, perfettamente compiuti e capaci di spandersi e creare un microcosmo di feelgood music tanto coinvolgente quanto astratta.
Per questa ragione, Windings è difficile da collocare: sta perfettamente a suo agio sul dancefloor, tanto quanto in cuffia per iniziare la giornata con la giusta spinta; potrebbe essere la colonna sonora di Miami Vice, così come una improbabile coreografia di foglie e neve.
Chiamiamola space disco, chiamiamola perfezione o euforia: questa sicurezza non si sentiva da Where You Go I Go Too; la scelta di limitare al minimo le divagazioni, in favore della ritmica, è sintomatica del fatto che Lindstrøm ha smesso di inseguire quel fantasma.
Già tre anni fa, con Smalhans aveva ritrovato il giusto groove pur se in tono un po’ dimesso: qui ce n’è ancora di più, amplificato dalla durata minima di questo EP (tre tracce, nemmeno 25′).
E’ una densità che non va a scapito della potenzialità dei brani, perfettamente compiuti e capaci di spandersi e creare un microcosmo di feelgood music tanto coinvolgente quanto astratta.
Per questa ragione, Windings è difficile da collocare: sta perfettamente a suo agio sul dancefloor, tanto quanto in cuffia per iniziare la giornata con la giusta spinta; potrebbe essere la colonna sonora di Miami Vice, così come una improbabile coreografia di foglie e neve.
Chiamiamola space disco, chiamiamola perfezione o euforia: questa sicurezza non si sentiva da Where You Go I Go Too; la scelta di limitare al minimo le divagazioni, in favore della ritmica, è sintomatica del fatto che Lindstrøm ha smesso di inseguire quel fantasma.