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artwork: London Calling (1979)

Difficile guardare London Calling sullo scaffale di un negozio e non immaginarlo un disco punk. Difficile non crederlo punk nell’accezione più stilizzata e comune, con quel basso scagliato violentemente sul palco, che di lì a qualche secondo – c’è da giurarlo – si sarebbe trasformato in una miriade di schegge.

Eppure London Calling non è un disco punk con le spille da balia, gli sputi e dio salvi la regina. È punk nella sostanza, molto poco nella forma. Difficile ascoltarlo e non farsi venire in mente Kurt Cobain quando predicava punk rock is freedom.

Libertà. Di sperimentare forme, modi, contenuti: lì dentro c’è di tutto, il reggae (o meglio: il rocksteady), il rockabilly, il blues, Phil Spector, il rock’n’roll. I Clash condividono le radici (gli squat londinesi) con i Sex Pistols e una miriade di gruppi dell’epoca, per prendere poi traiettorie imprevedibili. Come le schegge del basso di Paul Simonon, scagliato sul palco del Palladium di New York quella sera del 1979.

Eravamo un po’ tesi, sembrava quasi di suonare a Londra. Mi ricordo che verso la fine del concerto non ero soddisfatto, sentivo che mancava qualcosa. Forse perché il pubblico era seduto.. per noi era importante che la gente stesse in piedi di fronte al palco. C’era un senso di vuoto. Frustrato, presi il basso e lo distrussi.

Poco male che il gesto non brillasse per originalità, e che Simonon stesso poi passò il resto del tour a lamentarsi di aver distrutto il basso sbagliato (l’altro che aveva con sé «non aveva lo stesso suono»): la fotografa Pennie Smith aveva immortalato quell’istante e l’aveva consegnato alla storia («cominciò ad avanzare verso di me, ed indietreggiai.. ecco perché le immagini sono sfocate, ma non mi fermai»).

Il resto, la grafica da cartoon verde e rosa, è opera del vignettista Ray Lowry ed è copiata pari pari dal primo disco di Elvis Presley (1956). «Quello di Elvis fu il primo album di rock’n’roll fatto da un bianco – racconta il “consigliere” dei Clash Kosmo Vinyl e io non facevo che ripetere che il nostro sarebbe stato l’ultimo. Da una parte c’era Elvis, che suonava la chitarra tenendola in alto.. e noi, dall’altra, la distruggevamo».

Non a caso London Calling avrebbe dovuto chiamarsi The Last Testament, l’ultimo disco di rock’n’roll. E in effetti per un bel po’ fu così.

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