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Maurizio Blatto – My Tunes

Un pomeriggio di noia mortale, mentre eravamo al CAR (Centro Addestramento Reclute, nonché il posto dove si mangia peggio al mondo) intenti ad ammazzare la domenica, ci abbandonammo in camerata alle gioie delle brande e del walkman. Quello davanti a me, deriso dall’intera caserma, ascoltava Drupi («non conosco l’inglese», la sua esangue difesa), quello sotto Vasco (lo ripeteva sempre con fierezza: «ascolto Vasco,io»), l’altro a fianco perennemente i Simple Minds (ma solo il periodo dopo New Gold Dream, hai capito il buongustaio…) e io una mista anni sessanta con Jefferson Airplane, Velvet Underground e Creedence Clearwater Revival.
Proprio mentre sfilava Fortunate Son, Fuffo mi rifilò una gomitata nel costato e mi chiese: «che t’ascolti?» Tentai di spiegare usando alcune parole chiave. Il senso è questo, una canzone dove parla uno che la guerra dovrà farla e sa che è una merda. Non è un paraculato e gli tocca andare. Pensa a chi sta a casa e si riempie la bocca di belle parole patriottiche mentre lui ha i fucili sul collo. La musica è di un gruppo americano che più americano non si può. Rock’n’roll essenziale, gente vera.
L’argomento toccò il cuore di Fuffo che mi sradicò le cuffie tre dalle orecchie e si consegnò ai Creedence senza esitare: «sembra la storia di uno del paese mio che s’è fatto raccomandare dal parroco e mò fa il bagnino per l’esercito, ma ci credi?»

Già autore dell’esilerante (e a tratti desolante) L’ultimo Disco Dei Mohicani, Maurizio Blatto – firma storica di Rumore e proprietario del leggendario Backdoor di Torino – mette insieme 77 canzoni della sua vita (in ordine alfabetico, l’unico possibile). Verrebbe da paragonare questo My Tunes a 31 Canzoni di Nick Hornby, se non che qui l’introspezione (o meglio, il racconto di vita) si intreccia spesso con il racconto della storia di queste canzoni, della loro nascita e delle leggende che le circondano.
MytunesBlatto, insomma, si aggira tra leggenda del rock e mitologia personale.
Storicizzazione di canzoni in un contesto personalissimo.
Ne esce una specie di romanzo di formazione attraverso 77 episodi che sono (tanto in senso letterale quanto in senso figurato) la colonna sonora di una vita, iniziati come rubrica fissa di Rumore e ora libro edito dalla (nuova) Baldini & Castoldi.

Ecco dunque che Shipbuilding di Elvis Costello (e Robert Wyatt) vale a rievocare il lungo girovagare del nostro alla ricerca di un lavoro “serio”, con le relative inevitabili aspettative (della famiglia) e frustrazioni (proprie); Mah-Nà Mah-Nà di Piero Umiliani è spunto per ricordare la mitologica calata di un gruppo di studentesse svedesi nello sgangherato quartiere toriniese in cui Blatto è cresciuto, e quel Tony della piazza il cui unico sogno era di «timbrarsi (parole sue) una svedese bionda e alta più di lui»; Long Hot Summer degli Style Council a ricordare una lotta fluviale impari con inglesi più allenati, organizzati e pettinati.

Episodi di gioventù, ma anche uno sguardo lucido e mai fuori luogo alla società folle in cui ci tocca vivere (il dramma della disoccupazione nel capitolo dedicato a One Burbon, One Scotch, One Beer di George Thorogood And The Destroyers, Frank Zappa che parla al Senato americano e, ancora, la follia della guerra in And The Band Payed Waltzing Matilda dei Pogues).
Blatto si destreggia con abilità dal personale all’universale senza soluzione di continuità, non risparmiando uno sguardo (ironico, tagliente e a tratti disilluso) al Belpaese – sempre presente sullo sfondo di un’infanzia vissuta in  «una sorta di sobborgo di Beirut bombardata», nella profonda italianità di certi personaggi (tra i quali sua madre, alla quale cerca di spiegare Aphex Twin, o l’irriducibile idealista Roby ciabatta, le battaglie delle bande dell’adolescenza, l’irresistibile piastrellista funky e il tragicomico servizio di leva) e di certi spunti musicali (Morricone certo, ma anche l’instant song dedicata a Totò Schillaci durante i mondiali del ’90).

Unico filo conduttore di My Tunes, queste canzoni che il lettore è invitato ad ascoltare (o riascoltare, o scoprire) e alla fine ad ordinare in quattro playlist, in un turbinio di genio, follia, curiosità enciclopedica e amore sconfinato (anche e soprattutto per gli Smiths).

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